Author: Antonio Bonetti

Independent advisor on strategic planning, project management and fundraising, with 18 years of professional experience.

Metodi di formulazione dei progetti “planned activities” e approccio “Results-Based Management”

LEADER 2.0

La formulazione dei progetti è fondata su un approccio di pianificazione strategica. Ma tale approccio dovrebbe muovere dai risultati desiderati (expected results) e da problemi e aspettative dei destinatari finali, come prevede il RBM approach, affermatosi nella seconda metà degli anni Novanta come ulteriore affinamento del Goal Oriented Project Planning (GOPP).
Il RBM approach si basa sulla logica di progettare “per obiettivi” e non per attività, privilegia una valutazione di impatto sin dalla fase di ideazione/formulazione degli interventi e sostiene un orientamento alla loro formulazione fortemente incentrata su problemi e desiderata dei destinatari (end beneficiaries).

Le dimensioni-chiave dei progetti di sviluppo socio-economico

Il post individua quattro dimensioni-chiave per definire i tratti distintivi dei progetti di sviluppo socio-economico: (i) la dimensione strategica (imperniata su gruppo target, problemi da risolvere e ‘visione di sviluppo’); (ii) la dimensione operativa; (iii) la dimensione ‘risorse’ e (iv) la dimensione ‘ambito settoriale’ di intervento (‘ambito di policy nel caso di progetti promossi e finanziati da Istituzioni pubbliche).

I progetti di sviluppo socio-economico come leve di cambiamento e generatori di un ‘futuro desiderato’

La definizione dei progetti di sviluppo socio-economico dovrebbe muovere dalla considerazione che essi sono volti a produrre dei cambiamenti sociali, ispirati da una sfidante ‘visione di sviluppo’. Per tali progetti si possono individuare quattro dimensioni-chiave imprescindibili, che ne costituiscono il nucleo centrale. In sede di formulazione di tali progetti, inoltre, si deve tener conto con attenzione della loro dimensione tecnico-ingegneristica e della loro dimensione geografica. Infine, il post rimarca l’importanza di due aspetti su cui, fortunatamente, vi è un crescente consenso presso la comunità degli esperti di sviluppo locale: (i) i progetti di sviluppo socio-economico vanno pensati come progetti-processi e non come ‘to-do-list’; (ii) tali progetti vanno formulati in una logica di empowerment dei destinatari finali e delle comunità locali, coinvolgendoli adeguatamente in processi partecipativi di decision-making.

Alcune critiche alla definizione di progetto del Project Management Body Of Knowledge

Il post mette in luce alcuni limiti della definizione di progetto del PMBOK, che rendono tale definizione ben poco calzante rispetto ai progetti di sviluppo socio-economico. Tra questi limiti spicca il fatto che l’intera impostazione del PMBOK in merito a formulazione e gestione dei progetti è nitidamente sbilanciata verso la c.d. progettazione ‘per attività’, quando, invece, almeno dalla fine degli anni Novanta si è andato affermando sempre di più un approccio alla formulazione dei progetti ‘per obiettivi’, sia presso le organizzazioni, sia presso la comunità degli esperti di sviluppo locale.

Appunti su alcuni elementi basilari del Project Management

Il post discute le ‘aree di processo’ del Project Management come indicate nella Guida PMBOK del PMI e propone una revisione della fase di avvio (o fase di definizione). La fase di avvio dovrebbe essere riarticolata in tre sub-fasi, in modo da enfatizzare l’approccio ‘problem solving’: (i) ‘fase di identificazione’ (in cui, in particolare, si definiscono problemi e gruppo/i target del progetto); (ii) ‘fase di analisi’ (in cui si approfondisce lo studio degli elementi portanti del progetto individuati nella fase precedente e delle possibili soluzioni ai problemi); (iii) ‘fase di formulazione’ (in cui, appunto, si formula la ‘proposta di progetto’). La fase di avvio, a mio avviso, non si chiude con il ‘project charter’ come suggeriscono, in genere, gli esperti più accreditati. Questo, in realtà, sarà ratificato solo se la ‘proposta di progetto’ verrà approvata. Solo in quel caso il ‘project charter’ costituirà l’input fondamentale della fase di pianificazione e, in questa fase, si potrà definire il ‘piano di progetto’ definitivo.

Alla ricerca delle caratteristiche distintive dei progetti di sviluppo locale

Il post mette in luce alcuni limiti dell’applicazione degli strumenti di project management convenzionali ai progetti di sviluppo socio-economico. Questi sono riconducibili soprattutto al fatto che gli strumenti convenzionali sono stati perfezionati in determinati settori nell’ambito dei quali, in genere, i progetti si prestano maggiormente a una rigida pianificazione delle attività. I progetti di sviluppo socio-economico, invece, specialmente se sono orientati a migliorare la fornitura di servizi di cura alla persona, si prestano molto meno a una pianificazione di dettaglio delle attività. Anzi, molto spesso richiedono delle revisioni in itinere rilevanti, proprio a seguito dell’interazione diretta con i beneficiari.

“Dove va l’industria italiana” e dove va il processo di integrazione europea

Il post rimarca l’importanza, a fronte delle tendenze regionaliste sempre più evidenti a livello internazionale, del processo di integrazione europea. Le politiche “sovraniste” sono quasi utopiche nel momento in cui la competizione internazionale si gioca con colossi come Stati Uniti, Cina e India. Per rilanciare competitività relativa e sviluppo in Europa serve necessariamente una politica industriale comune dell’UE. Questa va implementata in un contesto di policy più generale in cui l’UE sostiene, con politiche espansive, investimenti pubblici e privati.

Indicatori per l’attribuzione della riserva di efficacia dei Programmi cofinanziati dai Fondi Strutturali

Gli articoli 20-22 e l’Allegato II del Regolamento generale sui Fondi Strutturali e di Investimento Europeo (Fondi SIE) prevedono che nel corso di quest’anno la Commissione effettui la valutazione sugli indicatori individuati dalle Autorità di Gestione dei Programmi per l’attribuzione della riserva di efficacia. Il post presenta brevemente i criteri di scelta degli indicatori per l’attribuzione della riserva di efficacia dei Programmi cofinanziati dai Fondi Strutturali

Fondi Strutturali e agenda urbana: un breve confronto fra le programmazioni 2014-2020 e 2021-2027

L’articolo presenta brevemente alcuni elementi innovativi dell’attuazione dell’agenda urbana nell’ambito della politica di coesione 2021-2027. Questi si possono rinvenire nella proposta di regolamento sul FESR e, soprattutto, nelle richieste di emendamento avanzate dal Parlamento Europeo alle proposte deliberate dalla Commissione.
Il Parlamento Europeo ha richiesto di aumentare la riserva delle risorse finanziarie del FESR da destinare all’agenda urbana e, ancor più importante, di prendere come termine di riferimento non le ripartizioni amministrative, ma le “aree urbane funzionali”. Questo è un aspetto di estrema rilevanza, in quanto impone di rafforzare la pertinenza fra strategie di sviluppo urbano ed effettivi fabbisogni delle comunità servite e, indirettamente, dovrebbe parimenti imporre una maggiore attenzione ai legami “funzionali” fra aree urbane ed aree sub-urbane.