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Coerenza dei Programmi FESR 2021-2027 con l’agenda digitale europea e con quella nazionale, attuata tramite il PNRR

«Ogni persona che passa nella nostra vita è unica.
Sempre lascia un po’ di sé e si porta via un po’ di noi.
Ci sarà chi si è portato via molto,
ma non ci sarà mai chi non avrà lasciato nulla».
Jorge Luis Borges (24.08.1899 – 14.06.1986)

Come rimarcato in vari post pubblicati quest’anno, l’Obiettivo di Policy 1 (OP 1) dei PR FESR 2021-2027 – “Un’Europa più competitiva e intelligente” – consente alle Regioni anche di dare corso a una autentica agenda digitale regionale, imperniata su:
• Obiettivo Specifico (OS) 1.2 Digitalizzazione dell’economia e della società;
• Obiettivo Specifico 1.5 Connettività digitale.
E’ opportuno che anche per questi due Obiettivi Specifici siano verificate con cura la coerenza esterna con l’agenda digitale europea e quella con le linee di indirizzo in materia della politica economica italiana (che, in questa fase, sono di fatto incardinate nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – PNRR). Per quanto concerne, la coerenza esterna con l’agenda digitale dell’UE i riferimenti strategici principali non possono che essere:
• la Comunicazione “bussola per il digitale 2030” (COM(2021) 118 del 9.03.2021), che definisce, in pratica, l’agenda digitale della Commissione von der Leyen (Iniziativa “decennio digitale”); [2]
• l’Iniziativa “legge europea sui semiconduttori” (presentata l’8 Febbraio scorso). [3]
Stante la circostanza che l’agenda digitale è giocoforza una priorità trasversale di molteplici strumenti di finanziamento dell’UE, a livello operativo quelli che la supportano direttamene sono il Programma a gestione diretta Digital Europe 2021-2027 e la Sezione digitale del Programma Connecting Europe Facility (Sezione CEF Digital), come illustrato in termini sintetici nella figura 1. [4]

Fig. 1 – Verifica della coerenza esterna delle agende digitali regionali cofinanziate dai PR FESR
con il contesto di policy europeo e nazionale

I quattro punti cardinali della “bussola per il digitale 2030” sono riportati nella figura 2.
Un aspetto certamente da rimarcare è che quantunque la condizione abilitante di riferimento per gli OS 1.2 e 1.5 continui ad essere l’esistenza di un Piano (regionale o nazionale) per la Banda Larga, la questione della connettività digitale nella Comunicazione della Commissione di cui sopra diviene, opportunamente, una questione multi-dimensionale, che va oltre la posa di fibre ultra-veloci.
La Comunicazione non parla più semplicemente di Banda Ultra Larga, ma individua un punto cardinale composito “Infrastrutture digitali, sostenibili, sicure e performanti”, dal momento che «l’Europa riuscirà a svolgere un ruolo di leadership digitale solo mediante la costruzione di un’infrastruttura digitale sostenibile per quanto riguarda la connettività, la microelettronica e la capacità di elaborare grandi quantità di dati, in quanto questi elementi sono alla base di altri sviluppi tecnologici e sostengono il vantaggio competitivo della nostra industria. Sono necessari investimenti significativi in tutti questi settori che devono essere coordinati per raggiungere il livello europeo» (v. p. 6).
Gli elementi costitutivi di questo punto cardinale della “bussola per il digitale 2030” sono i seguenti:
• una connettività sicura e di altissima qualità per tutti e ovunque (rete 5G e, in seguito, rete 6G);
• il rafforzamento della capacità di progettazione e di fabbricazione avanzata dei chip;
• l’aumento della capacità di elaborazione di grandi quantità di dati (con l’installazione di almeno 10.000 “nodi periferici” entro il 2030) e lo sviluppo di nuove tecnologie di calcolo quantistiche e del c.d. “edge computing”.

Fig. 2 – La “bussola per il digitale 2030” della Commissione von der Leyen

Sempre nella figura 1 sono riportati sinteticamente i principali documenti programmatici che sostengono l’agenda digitale a livello nazionale. Qui il mosaico è più semplice più complesso al tempo stesso, in quanto con l’approvazione definitiva del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) a Luglio 2021, in Italia i più significativi interventi in materia, gestiti a livello centrale, sono inclusi proprio nel PNRR.
Come si evince dalla Figura 1, Componenti, ambiti di intervento e Investimenti del PNRR finalizzati all’agenda digitale sono particolarmente rilevanti per rafforzare per migliorare le prestazioni della PA e per il rilancio della competitività del sistema paese. Considerando l’importanza del potenziamento delle reti digitali per migliorare la telemedicina e, più in generale, il funzionamento del Sistema Sanitario Nazionale (SSN), mi è sembrato opportuno richiamare anche le due Componenti della Missione 6 Salute:
• M6C1 – Reti di prossimità, strutture e telemedicina per l’assistenza medica territoriale;
• M6C2 – Innovazione, ricerca e digitalizzazione del SSN.

Nella figura 3, a titolo di completezza, si propone uno schema di riferimento per la verifica della coerenza esterna degli OS 1.2 e 1.5 dei PR FESR sia con i punti cardinali della “bussola per il digitale 2030”, sia con i principali Investimenti del PNRR a supporto della digitalizzazione dell’economia e della società in Italia.

Fig. 3 – Schema per la verifica della coerenza fra punti cardinali dell’agenda digitale per il 2030 dell’UE, Componenti del PNRR e interventi a sostegno della digitalizzazione dei PR FESR 2021-2027

Come si può osservare, quantunque la questione della digitalizzazione dell’economia e della società sia da considerare una tematica trasversale in tutte le scelte di policy, sono le tre Componenti della Missione 1 Digitalizzazione, Innovazione, Competitività e Cultura quelle da prendere in considerazione.
La più significativa di tutte è la Componente M1C1 Digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella PA, segnatamente l’ambito di intervento 1 di questa Componente. Come si evince dalla figura 4, l’ambito 1 annovera sette Investimenti che concorrono tutti a rendere più efficiente la PA ed a migliorare anche le possibilità di accesso dei cittadini ai servizi pubblici digitali (ampliando e rendendo ancora più friendly la disponibilità di tali servizi, ma anche intervenendo sulle competenze digitali in senso lato dei cittadini). Con riferimento alla digitalizzazione dei servizi pubblici, infatti, è opportuno inserire anche l’Investimento 1.1. Strategie digitali e piattaforme per il patrimonio culturale dell’ambito di intervento Patrimonio culturale per la prossima generazione della Componente M1C3 Turismo e cultura 4.0, dal momento che questo Investimento prevede sub-investimenti destinati alla digitalizzazione del patrimonio culturale e anche interventi di “formazione digitale” per gli operatori del settore. [5]

Figura 4 – Componente M1C1 del PNRR

Con riferimento al punto cardinale “trasformazione digitale delle imprese” dell’agenda digitale dell’UE per il 2030, nell’ambito del PNRR si deve considerare in primo luogo l’Investimento 1 Transizione 4.0 della Componente M1C2 Digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo, Investimento che viene integralmente attuata dal Ministero dello Sviluppo Economico (MISE) tramite credito di imposta.
Per quanto concerne il punto cardinale “infrastrutture digitali sostenibili, performanti e sicure” questo sarà implementato, di fatto, con:
• l’Investimento 2 Innovazioni e tecnologia della microelettronica che, come si legge a pag. 106 del PNRR, eroga «contributi per sostenere gli investimenti in opere civili, impianti e attrezzature avanzate che consentano la produzione in volume di materiali e componenti innovativi nel campo della microelettronica»;
• l’Investimento 3 Reti Ultra Veloci (BUL e rete a 5G) della Componente M1C2. Si fa riferimento all’Iniziativa Italia Digitale 2026 di cui è titolare il Ministro per l’Innovazione e la Transizione Digitale della Presidenza del Consiglio dei Ministri (PCM – MITD).
Italia Digitale 2026 sarà realizzata tramite 5 Piani che vengono illustrati in termini molto sintetici nella figura 5. E’ evidente come il Piano più significativo sia Italia a 1 Giga, la cui finalità è quella di portare la connettività a 1 Gbps a circa 8,5 milioni di famiglie, imprese ed enti nelle aree grigie e nere NGA a fallimento di mercato (connettività a 1 Gbit/s in download e 200 Mbit/s in upload nelle aree a fallimento di mercato grigie e nere NGA). [6]

Figura 5 – Piani dell’Iniziativa Italia digitale 2026 (Investimento 3 della Componente M1C2 del PNRR)

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Immagine ex Pixabay

Immagine ex Pixabay

[1] Il 24 Agosto 1899 nasceva Jorge Luis Borges, poeta, saggista e scrittore fra i più grandi del Novecento.
[2] Nella Comunicazione “bussola per il digitale 2030” si rimarca che «se la connettività è una condizione preliminare per la trasformazione digitale, i microprocessori sono l’elemento da cui iniziano quasi tutte le catene del valore strategiche più importanti, quali i veicoli connessi, i telefoni, l’Internet delle cose, i computer ad alte prestazioni, i sistemi di edge computing e l’intelligenza artificiale» (v. p. 7).
A titolo di completezza si ricorda che i chip a semiconduttori sono input produttivi fondamentali nel settore automobilistico (in particolare per lo sviluppo della guida autonoma), per le infrastrutture digitali, per i sistemi cloud e di elaborazione di una mole consistente di dati, per la produzione di computer e smartphone e, sempre di più, anche per i dispositivi tecnologici usati nel comparto sanitario. I chip e le c.d. “terre rare” – in primo luogo il litio e il cobalto – sono davvero il petrolio dell’Industria 4.0.
[3] L’Iniziativa “legge europea sui semiconduttori” è volta a tamponare uno dei principali talloni d’achille del sistema industriale del vecchio continente, ossia la forte dipendenza da altre aree geopolitiche per la produzione di semiconduttori che, come è ben noto anche all’uomo della strada, sono ormai fondamentali per la digitalizzazione dell’economia e della società (questa produzione è fortemente concentrata in Asia, quantunque sia caratterizzata da catene di forniture e sub-forniture che sono veramente di rango mondiale). Ad essere precisi l’Iniziativa si fonda su:
• una Comunicazione della Commissione;
• due proposte di Regolamento;
• una Raccomandazione agli Stati Membri.
I suoi obiettivi “operativi” a breve termine sono:
• rafforzare la leadership europea nel campo della ricerca e della tecnologia per ottenere chip più piccoli e più veloci;
• sviluppare e rafforzare la capacità di innovazione nei settori della progettazione, della fabbricazione e dell’imballaggio di chip avanzati;
• istituire un quadro per aumentare la capacità produttiva al 20% del mercato globale entro il 20230 (obiettivo già indicato nella “bussola per il digitale 2030”);
• affrontare la questione della carenza di competenze, attrarre nuovi talenti e sostenere l’emergere di una forza lavoro qualificata;
• sviluppare una comprensione approfondita delle catene di approvvigionamento globali dei semiconduttori.
L’obiettivo “finale” di lungo termine è “mantenimento della leadership tecnologica dell’Europa mediante il trasferimento di conoscenze dalla R&S alla produzione”.
[4] Il Programma Digital Europe 2021-2027 è disciplinato dal Reg. (UE) 2021/694 del 29 Aprile 2021, pubblicato sulla GUUE Serie L 166 del 11.05.2021.
Esso viene attuato, in pratica, tramite programmi di lavoro (in genere biennali), come esplica l’art. 24.
Come attestano il Considerando 14 del Regolamento e l’art. 3, “il Programma dovrebbe essere strutturato in cinque obiettivi specifici che rispecchino settori fondamentali, segnatamente i seguenti:
• calcolo ad alte prestazioni (High Performance Computing);
• Intelligenza Artificiale;
cybersecurity e fiducia;
• competenze digitali avanzate;
• implementazione e impiego ottimale delle capacità digitali e interoperabilità”.
Preme evidenziare che nell’ambito dell’ultimo obiettivo specifico saranno realizzati e potenziati i poli europei dell’innovazione digitale.

Il Programma Connecting Europe Facility (CEF) è strutturato in tre Pilastri:
• CEF Energia;
• CEF Trasporti;
• CEF Digitale (finanzia infrastrutture per la connettività digitale di comune interesse europeo).

[5] L’Investimento 1.1. Strategie digitali e piattaforme per il patrimonio culturale si articola in 11 sub-investimenti:
• Piano nazionale di digitalizzazione per i beni culturali.
• Sistema di certificazione dell’identità digitale per i beni culturali.
• Servizi di infrastruttura cloud.
• Infrastruttura digitale per il patrimonio culturale.
• Digitalizzazione.
• Formazione e miglioramento delle competenze digitali.
• Supporto operativo.
• Polo di conservazione digitale.
• Portale dei procedimenti e dei servizi ai cittadini.
• Piattaforma di accesso integrata della Digital Library.
• Piattaforma di co-creazione e crowdsourcing.
• Piattaforma di servizi digitali per sviluppatori e imprese culturali.
[6] Sull’Iniziativa Italia digitale 2026 si vedano:
• il portale del PNRR “Italia Domani”;
• il portale del Ministro per l’Innovazione e la Trasformazione Digitale (MITD);
• il portale padigitale2026.gov.it.

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