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Gli interventi del PR FESR Lazio a sostegno della cultura e del turismo sostenibile e i “nomadi digitali”

«Il successo negli affari del 21° secolo
dipenderà dalla capacità di
padroneggiare l’ambiente nomade»
Pasquale Pistorio
(fondatore di ST Microelectronics) [1]

Nella programmazione 2021-2027 dei Fondi Strutturali l’OS 5.2. “promuovere lo sviluppo sociale, economico e ambientale integrato e inclusivo a livello locale nelle aree diverse da quelle urbane” è volto a sostenere lo sviluppo territoriale integrato nelle aree rurali e in quelle costiere (anche in sinergia con azioni del PR FSE Plus).
Come evidenziato nei precedenti post, il PR FESR Lazio 2021-2027, definitivamente approvato con Decisione di esecuzione della Commissione C(2022) 7883, non ha previsto affatto l’implementazione dell’OS 5.2. [2]
Nel PR FESR, di fatto, l’unico Obiettivo Specifico (OS) che potrebbe sostenere Strategie di sviluppo Territoriali (ST) potenzialmente utili per le aree più fragili e/o per quelle economicamente più dipendenti dalla capacità degli Enti Locali di valorizzare le vocazioni turistiche dei luoghi è l’OS 4.6 “cultura e turismo sostenibile”. L’OS 4.6, infatti, può sostenere l’implementazione di strategie integrate di valorizzazione del patrimonio culturale, di quello artistico e di quello ambientale e paesaggistico che rafforzino l’attrattività turistica delle aree servite ed abbiano ricadute socio-economiche rilevanti anche in termini occupazionali.
Come si legge sul PR FESR, infatti, “nel quadro della programmazione di settore in ambito culturale e turistico, si intende promuovere il turismo sostenibile e inclusivo e il recupero di luoghi culturali al fine di creare occasioni di inclusione sociale, anche attraverso il coinvolgimento del terzo settore e il supporto alle imprese sociali”. [3]
A tal fine l’OS 4.6 “intende favorire lo sviluppo di progetti finalizzati alla valorizzazione di siti culturali e turistici di proprietà pubblica e progetti per la creazione di spazi e luoghi condivisi da destinare a uso collettivo e a fini socioculturali. […] Oltre al recupero di siti culturali e turistici e all’incremento della partecipazione culturale dei cittadini, l’azione intende sollecitare l’avvio di pratiche di cittadinanza attiva che vedranno come protagonisti i soggetti del terzo settore, le associazioni del territorio, il tessuto economico locale e i residenti. È, pertanto, assegnata una priorità ai progetti che possono tradursi in iniziative occupazionali di qualità e/o a beneficio di reti utili a rafforzare il sistema dei servizi (cfr. imprese sociali; reti civiche e similari)”. [4]

La logica di fondo dell’OS 4.6 può essere sinteticamente rappresentato come nella figura 1. Questo Obiettivo Specifico, in sostanza, presenta una logica di fondo che si è ormai ampiamente radicata nelle politiche pubbliche a sostegno del sostegno turismo sostenibile e del rilancio dei piccoli paesi. Tale logica poggia sull’idea di riqualificare luoghi storico-culturali e di elevato pregio architettonico per farli diventare spazi di fruizione artistico e culturale, ma anche spazi per l’erogazione di servizi tradizionali e innovativi di cura alla persona e alla comunità. A tal fine vengono anche previste azioni di sostegno per promuovere pratiche di cittadinanza attiva e la presa in carico di tali servizi da parte di “imprese sociali” e associazioni (in fondo questa è anche la logica del bando “Attrattività borghi” del PNRR). [5]

Figura 1 – Quadro sintetico di presentazione di obiettivi e azioni dell’OS 4.6 del PR FESR Lazio

Come ho avuto modo di accennare nei precedenti post, l’emergenza sanitaria e socio-economica causata dal COVID 19, le restrizioni alla mobilità individuale (e la conseguente necessità di limitare anche gli spostamenti per lavoro) e il rilancio delle attività di tele-lavoro rese possibili da dispositivi e servizi dell’ICT ha fatto emergere delle nuove opportunità di sviluppo per le aree periferiche rispetto a grandi città e anche città medie.
I piccoli paesi, sovente, possono offrire delle attrattive storico-culturali e naturalistiche davvero di grande pregio ed uno stile di vita molto meno caotico di quello delle grandi città.
Grazie al rilancio del tele-lavoro, questi fattori di attrattività possono attirare come residenti permanenti anche i c.d. “nomadi digitali”, ossia lavoratori – finanche quelli a livello dirigenziale – che grazie appunto a contratti con un ampio ricorso a forme di tele-lavoro e alle sempre più ampie possibilità di comunicazione digitale, possono conciliare meglio attività professionale e tempi di vita in un ambiente – in senso lato – più salubre e piacevole, qual è quello dei piccoli centri. [6]
In questa luce, fra i servizi di cura alla persona e alla comunità che si dovrebbero promuovere sostenendo anche dei progetti che possono tradursi in iniziative imprenditoriali e occupazionali di qualità, vi sono dei servizi di co-working. Se si vuole valorizzare l’OS 4.6 del PR FESR della Regione Lazio o di altre Regioni per attrarre nei piccoli centri non solo dei turisti, ma anche dei “nomadi digitali”, mi pare assolutamente opportuno non solo creare dei centri multi-servizi per le persone fragili e dei centri di aggregazione giovanile, ma anche dei centri di aggregazione per professionisti adulti e per neo-imprenditori. Gli spazi di co-working, infatti, generalmente non contemplano solo l’offerta di postazioni di lavoro attrezzate, ma anche dei servizi formativi avanzati per la gestione d’impresa, per il marketing e per la pianificazione finanziaria; l’offerta di servizi di incubazione di impresa e finanche macchinari e supporto tecnico e operativo per la c.d. “fabbricazione digitale”. [7]

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Immagine ex Pixabay

Immagine ex Pixabay

[1] Ho ripreso questa citazione di Pistorio dal contributo di ricerca “I nomadi digitali e il turismo della nuova normalità nell’era della transizione ecologica e dell’innovazione” (2020) di Edoardo Colombo che, a sua volta, sostiene di averla ripresa dal libro “Digital Nomad” del 1997 (autori: Tsugio Makimoto e Dadid Manners).
[2] Ho avuto il piacere di illustrare i punti di debolezza dell’approccio allo sviluppo di aree interne ed altre aree a rischio di marginalità sociale del PR FESR Lazio 2021-2027, sia di proporre delle ipotesi di finanziamento alternativo nel corso del seminario Ecomusei: Turismo sostenibile, enogastronomia, Agenda 2030 e sviluppo locale, organizzato dall’Associazione di Volontariato Ecomuseo Argil di Frosinone, che si è tenuto il 19 Novembre u.s. a Castro dei Volsci (splendida località in provincia di Frosinone, anche nota come il “balcone della Ciociaria”).
[3] Il testo del PR FESR puntualizza che “vengono supportate le sperimentazioni innovative poste in essere da partenariati tra soggetti istituzionali, residenti e operatori privati che si fondano su un rapporto di collaborazione (vedi i Patti di collaborazione e Beni Comuni Urbani) volto al recupero di luoghi e spazi da destinare ad uso pubblico o finalizzati alla partecipazione attiva dei giovani alla vita della propria comunità, attraverso attività culturali e artistiche, nei settori dell’innovazione, lo sport, la conservazione e la valorizzazione della biodiversità, il miglioramento delle condizioni dell’ambiente”.
[4] Va ricordato che le azioni previste ricadono nell’indirizzo programmatico della Regione “Valore turismo”, che prevede anche la specifica linea di azione “Interventi di valorizzazione del patrimonio culturale con l’ausilio degli enti non profit”, e che nella programmazione 2014-2020 il POR FESR Lazio ha finanziato anche l’iniziativa Call Lab Turismo (iniziativa gestita da LazioInnova nell’ambito di un Laboratorio di Micro-innovazione aperta dedicato al turismo).
Sul portale di LazioInnova viene evidenziato che il Lab turismo era inteso a fornire “servizi gratuiti di accompagnamento per la gestione delle proprie attività e per rendere le imprese del comparto più competitive e performanti sul mercato, anche attraverso una attività di co-progettazione e mettendo in comune le reciproche conoscenze. In particolare sono previsti:
• Interventi formativi, che potranno essere richiesti da un singolo soggetto per il proprio personale in misura massima di 3 partecipanti, per un massimo di 2 corsi. Le attività si terranno on line e, ove possibile, in presenza.
• Progetto Living Lab, per aggregazioni rappresentate da un soggetto capofila promotore (ad es: azienda, comune, università ecc.)”.

E’ presumibile attendersi che questo Laboratorio di micro-innovazione possa essere finanziato di nuovo nell’ambito dell’OS 1.3 “crescita sostenibile e competitività delle PMI” che prevede, inter alia, il potenziamento dell’offerta di servizi di supporto all’imprenditoria e all’innovazione degli Spazi Attivi di LazioInnova.
Per ora non si può descrivere più puntualmente l’OS 4.6 “cultura e turismo sostenibile” del PR FESR (per capire meglio natura e condizioni di accesso ai finanziamenti delle azioni di questo OS bisognerà attendere quanto meno l’approvazione dei “criteri di selezione” del PR FESR e poi il rilascio del Manuale sulle procedure attuative del PR FESR e, last but not least, degli specifici avvisi di finanziamento).
L’unico altro elemento di interesse da segnalare è che esso sarà supportato da due Campi di intervento della programmazione 2021-2027:
127 – Altre infrastrutture sociali che contribuiscono all’inclusione sociale nella comunità.
170 – Sviluppo delle capacità delle Autorità di Programma e degli Organismi coinvolti nell’attuazione dei Fondi.
Il testo del PR FESR con riferimento al Campo di intervento 170 esplicita che “gli interventi di capacità amministrativa saranno destinati ad attività di creazione o rafforzamento di network locali, nonché le sperimentazioni volte al coinvolgimento e alla corresponsabilizzazione di comunità locali nella gestione e valorizzazione degli spazi: l’attivazione di forme ed esperienze di empowerment dei residenti e del terzo settore (es. Patti di Collaborazione; Iniziative per la cura di beni comuni e, più in generale, forme innovative di capacità amministrativa da estendere anche ai soggetti diversi dalla PA) con specifico riferimento alle aree in cui si procede al recupero dei siti/immobili selezionati”.
[5] Si fa riferimento, nello specifico, alla Linea B dell’Investimento “Attrattività dei borghi” della Componente M1C3 del PNRR, gestita dal Ministero della Cultura. La Linea B “Progetti locali per la rigenerazione culturale e sociale”, infatti, non solo prevede il finanziamento di progetti di rigenerazione per Comuni fino a 5.000 abitanti (o anche per raggruppamenti fino a 3 Comuni, ma sempre entro il limite di 5.000 abitanti), ma anche regimi di aiuto per sostenere operatori che svolgono attività artistico-culturali, turistiche, commerciali, agro-alimentari e artigianali attivi nei piccoli borghi per i quali sono stati finanziati i progetti di rigenerazione in senso lato.
[6] L’aspetto specifico che provo ad evidenziare in questo post è che tali interventi non dovrebbero solo puntare ad attrarre più turisti, ma anche e soprattutto ad attrarre nuovi residenti, fra i quali dovrebbero essere oggetto di particolare attenzione i “nomadi digitali” (lavoratori che possono lavorare da remoto e, quindi, possono anche spostare la loro residenza dai grandi centri a dei piccoli paesi particolarmente attrattivi per la ricchezza di siti culturali, per il patrimonio ambientale e per i ritmi più lenti di vita). Sono condizioni abilitanti ineludibili rispetto all’obiettivo di attrarre “nomadi digitali” che i piccoli paesi offrano prestazioni di connettività digitale molto elevate e che sia parimenti disponibile un novero interessante di servizi alla persona e alla comunità.
Sulla crescente centralità nelle strategie di marketing territoriale e di sviluppo di aree a rischio di marginalità di nuove forme di turismo e dei c.d. “nomadi digitali” si vedano: Colombo E. (2020); I nomadi digitali e il turismo della nuova normalità nell’era della transizione ecologica e dell’innovazione (già citato prima); in: Morvillo A.; Becheri E. (a cura di); Rapporto sul turismo italiano. XXIV edizione, CNR-CERISS, pp. 117-130; Lang G. (2021); La dialettica tra dimensione urbana e aree interne: una risposta alla pandemia; PandoraRivista.
[7] Questo contributo è un “work in progress” elaborato nell’ambito del progetto di ricerca del Centro Studi Funds for Reforms Lab “Politica di sviluppo locale e Strategia Nazionale per le Aree Interne”.

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