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La Sottomisura 7.7 del PSR Lazio. Alcuni suggerimenti per farla diventare una leva di innovazione sociale nelle zone rurali

‹‹In the long term, an innovation
in social services or education
will be as important as an innovation
in the pharmaceutical or aereospatial industry ››

Diogo VASCONCELOS, economist (1968-2011)

La Sottomisura/operazione 7.7.1Sostegno a investimenti finalizzati alla rilocalizzazione di attività e alla riconversione di fabbricati o altri impianti situati all’interno o nelle vicinanze di centri rurali, al fine di migliorare la qualità della vita o i parametri ambientali del territorio interessato” offre diverse opportunità per sperimentare forme di innovazione sociale nelle aree rurali. [1]

Questo, ovviamente, se i bandi attuativi di questa “operazione”, Enti Locali e proponenti di progetti sapranno esprimere “visioni” innovative con riguardo a fabbricati e impianti da riqualificare/rilocalizzare.

Campo agricolo. Immagine Pixabay

Paesaggio rurale – Immagine ex Pixabay

Sulla base della disamina del testo della Sottomisura non è possibile scorgere indicazioni chiare della Regione sul possibile uso finale di fabbricati e impianti da riqualificare e rilocalizzare. [2]
Si possono solo fare delle congetture in base ai pochi elementi chiari.
La prima ipotesi è che verranno finanziati interventi di bonifica di vecchi siti produttivi nei pressi dei centri rurali per scongiurare rischi ambientali e/o rimuovere sostanze contaminanti (in primo luogo l’amianto). Il PSR Lazio, infatti, richiama fra le spese ammissibili “le spese per bonifica (misure di prevenzione, riparazione, misure per la riduzione dei contaminanti, messa in sicurezza, ripristino ambientali) dei siti precedentemente utilizzati”.

Le altre due ipotesi plausibili sull’uso di edifici riqualificati scaturiscono dal fatto che la Sottomisura 7.7 dovrà essere obbligatoriamente attuata nell’ambito di Progetti Pubblici Integrati (PPI) che interessano altre Sottomisure della Misura 7Servizi di base e rinnovamento dei villaggi nelle aree rurali”:
• la prima è che verranno finanziati interventi di riqualificazione di edifici dismessi o rurali per migliorare l’erogazione di alcuni servizi di base alla popolazione fra quelli elencati dalla Sottomisura 7.4Sostegno a investimenti finalizzati all’introduzione, al miglioramento o all’espansione di servizi di base a livello locale per la popolazione rurale, comprese le attività culturali e ricreative, e della relativa infrastruttura” (una delle azioni della Sottomisura 7.4 richiama espressamente l’agricoltura sociale);
• la seconda è che saranno finanziati interventi di rifunzionalizzazione di vecchi edifici nell’ambito di strategie di rilancio del turismo che, in parte, potranno essere sostenute dalla Sottomisura 7.5 “Sostegno a investimenti di fruizione pubblica in infrastrutture ricreative, informazioni turistiche e infrastrutture turistiche su piccola scala”.

Tuttavia, specialmente qualora questa Sottomisura venga attuata in sinergia con la Sottomisura 16.9 “Diversificazione agricola in attività sanitarie, di integrazione sociale, agricoltura per comunità e/o educazione ambientale/alimentare” del PSR, vi sarebbero ampi margini per finanziare tre tipi di intervento che la qualificherebbero davvero come leva di innovazione sociale nelle zone rurali:
l’implementazione di servizi di social housing nelle aree rurali, a favore di diverse categorie di individui fragili che, anche nelle zone rurali, rischiano di perdere un’abitazione o restare a lungo nelle condizioni di senza fissa dimora. Si pensi alle persone più anziane che, quantunque sovente siano meno a rischio di perdere l’abitazione che non in città, riescono a fatica ad arrivare alla fine del mese con la pensione sociale, ma anche agli immigrati e anche ai “nuovi poveri”, ossia lavoratori locali che hanno perduto un’occupazione e, sempre di più, anche nelle zone rurali, sono costretti a richiedere servizi di emergenza e dei pasti caldi a organizzazioni di volontariato che si occupano, appunto, di nuove povertà; [3]
• la realizzazione di centri polifunzionali di servizi di cura alla persona e alla comunità, pensati in primo luogo per soggetti fragili, specialmente le persone anziane (gli anziani, infatti, nelle aree rurali più che in quelle urbane, sono penalizzati dalla minore disponibilità/funzionalità dei sistemi di trasporto pubblico e faticano ad accedere a dei servizi di cura non disponibili nel loro borgo); [4]
• la realizzazione di autentici living labs nelle aree rurali, da implementare in senso lato come centri per l’innovazione sociale, ipotesi di lavoro su cui tornerò a breve con un nuovo post. [5]

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[1] La Sottomisura 7.7 e altre Sottomisure dei PSR regionali volte a sostenere, direttamente o indirettamente, l’ampliamento dell’offerta di servizi di base per la popolazione sono parimenti una utile leva per promuovere non solo l’innovazione sociale nelle aree rurali, ma anche la consapevolezza che essa si possa realizzare anche in queste aree, quando invece il dibattito in Italia è fossilizzato sul binomio “aree urbane – innovazione sociale”. Si veda in merito il seguente contributo: Carrosio G. (2016), L’innovazione che viene dalla periferia: welfare e Strategia Nazionale Aree Interne, in AgriRegioniEuropa, Anno 12, N. 45, Giugno 2016.

[2] La Sottomisura 7.7 è una di quelle maggiormente utili per gli Enti Locali. In primo luogo consente di intervenire su ambiti consolidati di intervento dell’operatore pubblico. In secondo luogo, le azioni che verranno realizzate dagli Enti Locali saranno integralmente cofinanziate dal PSR Lazio.
I principali vincoli all’attuazione sono i seguenti:
• è obbligatorio che gli interventi siano inseriti in Progetti Pubblici Integrati (PPI), in sinergia con le altre Sottomisure della Misura 7;
• gli interventi potranno essere realizzati solo nelle aree C e D.

[3] Per esaminare casi a valenza esemplare di housing sociale e per capire meglio il paradigma emergente “housing first” per sostenere l’accesso alla casa e ad altri servizi socio-assistenziali di soggetti fragili e di “nuovi poveri” che non hanno una dimora, si può visitare il portale della Federazione Italiana degli Organismi per le Persone Senza Dimora (FIOPSD).
[4] Mutatis mutandis, un progetto da prendere ad esempio è quello del “Polo IRENE – Innovative and Responsible Economy Network” che è stato finanziato dal POR FESR Abruzzo 2007-2013. Il Polo dell’Innovazione Sociale e dell’Economia Civile ha implementato interessanti progetti volti a migliorare l’accesso ai servizi di cura di persone fragili. A mio modesto avviso, la Sottomisura 7.7 del PSR Lazio dovrebbe finanziare progetti analoghi nelle aree rurali del Lazio.
[5] Avrò il piacere di approfondire tali questioni nel corso del Seminario del CEIDA Sviluppo locale e servizi di welfare nelle zone rurali: i finanziamenti dei Programmi di Sviluppo Rurale 2014-2020 per gli Enti Locali (Roma, 9 e 10 febbraio p.v.)

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