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Politiche e fondi per l’agenda digitale. Un quadro sintetico aggiornato

Il recente rapporto dell’ISTAT “Le tecnologie dell’informazione e della comunicazione nella Pubblica Amministrazione Locale”, mi ha fatto una volta di più riflettere sul modesto grado di consapevolezza, fra gli amministratori locali, dell’importanza non solo di una migliore conoscenza dell’articolato sistema di finanziamenti pubblici dell’UE, ma anche di quanto le politiche e gli atti normativi europei incidano sempre di più sulla formulazione delle politiche pubbliche nazionali. [1]

Tale riflessione muove in primo luogo da uno dei risultati più rilevanti del rapporto ISTAT: per il 67,5% delle PA locali la mancanza di risorse finanziarie è il principale fattore ostativo all’uso dell’ICT da parte dell’amministrazione e all’ampliamento dei servizi offerti a cittadini e imprese via web.

Binari

Immagine ex Pixabay

In generale, è assolutamente vero che i vincoli di manovra imposti dal “patto di stabilità” siano sempre più stringenti, ma è parimenti vero che la rilevanza della c.d. “agenda digitale”, riconducibile al cambiamento economico epocale che stiamo vivendo e alle stesse politiche europee per il completamento del “mercato unico digitale”, fa sì che il comparto ICT e dei servizi digitali sia uno di quelli su cui decisori pubblici europei e nazionali allocano un montante di finanza pubblica elevato (o, almeno, relativamente più elevato che non in altri settori di intervento).

Nel momento in cui riflettiamo su questo punto, possiamo prendere come utile e pragmatico termine di riferimento l’Obiettivo Tematico 2 “Agenda digitale” della programmazione 2014-2020 dei Fondi Strutturali e di Investimento Europeo (Fondi SIE).
Il primo aspetto da considerare è che tale Obiettivo Tematico (OT) ha un peso del 6,1% sul totale delle risorse FESR e FSE allocate sull’Accordo di Partenariato, per un valore assoluto di circa 1.845,6 miliardi di Euro. Inoltre, con riferimento alla PA, va ricordato che, indirettamente, può contribuire a una migliore diffusione di servizi pubblici erogati via web anche l’implementazione dell’Obiettivo Tematico 11 “Rafforzare la capacità istituzionale e promuovere una PA efficiente”. [2]

L’altro aspetto concerne l’ampio novero di piani strategici e piani di finanziamento che, direttamente o indirettamente, si legano all’OT 2 “Agenda digitale”. Piani e altri interventi a mio parere più rilevanti li ho riportati per amore di brevità in un unico schema (v. grafico 1).

Graf. 1 – Piani e finanziamenti per l’implementazione dell’agenda digitale (OT 2 dei Fondi SIE)

Fondi piani agenda digitale_20.01.2017

In relazione ai piani richiamati nello schema, molti di questi già trattati in precedenti post, vorrei evidenziare i seguenti aspetti:
• oltre agli ormai ben noti PON Governance e Capacità Istituzionale e PON Città Metropolitane, vanno ricordati i loro Programmi “gemelli” che verranno finanziati dal Fondo per lo Sviluppo e la Coesione; [3]
• il Piano Nazionale per la Scuola Digitale (PNSD), approvato nell’ottobre 2015, fornisce una spinta diretta e indiretta alla digitalizzazione e alla modernizzazione di un comparto così importante del Settore Pubblico a mio avviso sottostimata. Se, in generale, la c.d. “legge sulla buona scuola” (L. 107/2015) può anche essere criticata in alcuni punti, il PNSD è invece certamente un piano pluriennale davvero innovativo;
• possono dare un contributo notevole alla digitalizzazione del Paese, indirettamente, anche due rilevanti piani pluriennali gestiti dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR), ossia il PON Ricerca e Innovazione 2014-2020 (interessa regioni “meno sviluppate” e regioni “in transizione”) e, soprattutto, il Programma Nazionale per la Ricerca 2015-2020 che fra le 12 aree di specializzazione prioritarie include l’area 9 “Smart, secure and inclusive communities, la cui visione di base “è che le immense potenzialità tecniche di connessione ed elaborazione di informazioni offerte dalle tecnologie ICT possono consentire la realizzazione di un modello di collettività estremamente cooperativo al fine di risolvere i problemi legati alla crescente urbanizzazione” (v. Strategia Nazionale di Specializzazione Intelligente relativa all’Accordo di Partenariato. Report di analisi relativo alle 12 aree di specializzazione, p. 235);
• gli amministratori locali, sovente, sottostimano l’importanza di un player ormai strategico come l’Agenzia per l’Italia Digitale (AGID) e dei suoi piani pluriennali per la digitalizzazione del Paese. [4]

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[1] Il rapporto è stato pubblicato il 3 gennaio 2017 e pone a confronto stato di informatizzazione degli uffici della PA locali e numerosità ed efficienza dei servizi offerti via web nel 2012 e nel 2015.

[2] Avrò il piacere di approfondire in parte tali temi nel corso del Seminario del CEIDAFinanziamenti dell’UE e strumenti di ‘impact investing’ per le Smart Cities” (Roma, 21 e 22 marzo p.v.)

[3] Il Programma complementare al PON Città Metropolitane, finanziato dal Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (ex FAS), interessa le 6 Città metropolitane del Mezzogiorno storico (Bari, Napoli, Reggio Calabria, Catania, Messina e Palermo) e ha una dotazione finanziaria di circa 206 Milioni di Euro. E’ stato approvato dal CIPE il 10 agosto 2016 ed è stato pubblicato in GU il 28.12.2016.
Il Programma complementare al PON Governance e Capacità istituzionale, finanziato dal Fondo per lo Sviluppo e la Coesione, è stato approvato dal CIPE il 10 agosto 2016 ed ha una dotazione finanziaria di circa 247,2 Milioni di Euro.
[4] Le strategie (piani) pluriennali dell’AGID più rilevanti da prendere in considerazione sono:
• la “strategia per la crescita digitale 2014-2020”, approvata dal Consiglio dei Ministri del 3 marzo 2015 e aggiornata il 21 giugno 2016 per ottemperare alle richieste della Commissione Europea;
• la strategia per la diffusione della banda larga;
• la strategia nazionale per la valorizzazione del patrimonio informativo pubblico.

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