Una proposta di mappatura dei fondi europei per la Pubblica Amministrazione

‘The strongest governments
will be those that serve
the people rather than
a political elite’
Daron Acemoglu,
The servant state, 2012 [1]

Enti Locali ed “approccio strategico” ai fondi europei

In questo blog ho affrontato il tema dei finanziamenti europei per Enti Locali ed altre istituzioni/aree della Pubblica Amministrazione (PA) sia il 20 luglio 2015 sia il 15 marzo scorso.

A tale riguardo, in questo post rimarco di nuovo due aspetti di particolare importanza:

  • i vincoli di stabilità (interni ed “europei”) impongono a tutti gli Enti Locali di valorizzare meglio la finanza pubblica aggiuntiva resa disponibile dai Fondi dell’UE;
  • vanno tenute ben presenti le seguenti criticità: (i) i finanziamenti europei non sono così abbondanti (il bilancio dell’UE si aggira su circa l’1% del PIL dell’UE); (ii) l’accesso a tali finanziamenti – specialmente nel caso di quelli “a gestione diretta” – è costoso e, non ultimo, rischioso. Ecco che di conseguenza, anche per gli Enti Locali si impone la necessità di adottare un “approccio strategico” ai fondi dell’UE che, in primo luogo, sia funzionale alla ricerca di varie sinergie fra i diversi strumenti di finanziamento.

La proposta di mappatura qui avanzata muove dalle seguenti considerazioni:

  • la necessità personale di elaborare una “scaletta” per li mio intervento al Seminario del CEIDARiforme e nuovi modelli di finanziamento della Pubblica Amministrazione” (Roma, 5 e 6 aprile p.v.) il cui obiettivo principale è di migliorare la conoscenza delle principali opportunità di finanziamento dell’UE e di nuovi modelli di funding potenzialmente disponibili per i Comuni e altre istituzioni/organizzazioni della PA italiana; [2]
  • gli Enti Locali sono quelli che sono stati maggiormente penalizzati dalla riduzione della spesa pubblica per investimenti e, quindi, sono quelli che maggiormente dovrebbero fare una riflessione sulla necessità di dotarsi di un “approccio strategico” ai finanziamenti europei. Sono, infatti, molteplici i canali di finanziamento che li vedono fra i possibili destinatari di tali fondi [3]. Questo significa, quindi, che non solo le opportunità ci sono, ma sono anche possibili molteplici sinergie fra le linee di finanziamento, per cui una volta che si riesce “a far passare” un progetto, poi su quella prima esperienza positiva si possono far gemmare altre proposte progettuali di successo su altri canali di finanziamento.

Una proposta di mappatura dei fondi europei per Enti Locali ed altre aree della PA

La presente proposta di mappatura dei fondi europei è in primo luogo focalizzata sugli Enti Locali.

Gli Enti Locali, in linea di principio, possono accedere a:

  • i fondi dell’UE “a gestione diretta”;
  • alcuni Programmi/linee di finanziamento annoverati fra quelli “a gestione diretta”, ma che de facto seguono anch’essi il principio della gestione concorrente (il Programma FEAD – Fondo Europeo di aiuti agli indigenti, il Programma Asilo, Integrazione e Migrazione e alcune linee di finanziamento di Erasmus Plus);
  • i fondi dell’UE “a gestione concorrente”, ossia quelli la cui gestione è delegata a Ministeri del Governo centrale, alle Regioni e, in alcuni casi, a Organismi Intermedi operanti su scala sub-regionale. Stiamo parlando dei Fondi Strutturali e di Investimento Europeo (Fondi SIE).

Tra i principali fondi/iniziative dell’UE “a gestione diretta” di interesse per i Comuni, considerando le loro funzioni specifiche, si possono annoverare:

  • il Programma Europa per i Cittadini,
  • il Programma LIFE,
  • il Meccanismo europeo di protezione civile,
  • il Programma Asilo, Integrazione e Migrazione (ASIM).

Altre linee di finanziamento dell’UE particolarmente adatte a funzioni specifiche, dimensioni operative e capacità degli Enti Locali, si possono rintracciare in Programmi ed Iniziative cofinanziate dal Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale (FESR) volti a migliorare le politiche regionali e la gestione dei servizi pubblici nelle aree urbane. Tra questi vanno menzionati:

  • l’Iniziativa “Urban Innovative Actions”, istituita ai sensi dell’art. 8 del Reg. (UE) N. 1301/2013 sul FESR,
  • l’Iniziativa (programma) “Interreg Europe”, [4]
  • l’Iniziativa (programma) “Urbact”. [5]

Per quanto concerne i Fondi SIE in Italia, mi concentrerò soprattutto su:

  • Obiettivi Tematici 4, 5, 6 e 11 dei Fondi SIE (e dei Programmi Regionali) [6];
  • Programmi Operativi Nazionali (PON) “Governance e Capacità istituzionale” e “Città Metropolitane”. Quest’ultimo PON interessa solo le 14 città metropolitane , ma fornisce tracce molto utili su come gestire le riforme amministrative in fieri e su come implementare l’agenda digitale e altri interventi del paradigma “smart cities” [7],
  • la Misura 7 “Servizi di base e rinnovamento dei villaggi nelle zone rurali” dei Programmi di Sviluppo Rurale (PSR) regionali cofinanziati dal Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale (FEASR), in quanto diverse Sottomisure prevedono la copertura al 100% degli interventi realizzati dagli Enti Locali e da altri Enti che hanno responsabilità di governo dei territori, quli le Università agrarie. [8]
Presidenza del Consiglio

Presidenza del Consiglio

Ampliando lo sguardo ad altre aree della PA (altre politiche pubbliche) si possono individuare molteplici altri strumenti di finanziamento dell’UE – soprattutto “a gestione diretta” – che possono essere valorizzati dalla PA. Su altri fondi dell’UE utili per finanziare le politiche pubbliche ho in programma di scrivere un nuovo post il prossimo 5 aprile. Nell’ambito del corso del CEIDA vi saranno comunque dei riferimenti alle possibili sinergie fra fondi/linee di finanziamento richiamate sopra, particolarmente adatte per i Comuni, con altri finanziamenti dell’UE “a gestione diretta”, quali il Programma Diritti, Uguaglianza e Cittadinanza, il Programma Europa Creativa e il Programma Health, anch’essi molto utili per tutelare i cittadini e finanziare la fornitura di servizi di pubblica utilità, quantunque non tutte le linee di finanziamento annoverino sempre Istituzioni e aree della PA fra i beneficiari.

*************

[1] Il breve articolo “The servant state” è parte di una Collana della McKinsey and Company sui processi di riforma della PA e delle politiche pubbliche, intitolata “Understanding Government in New Times”. Daron Acemoglu e James Robinson sono coautori del monumentale e apprezzatissimo saggio “Why Nations Fail”, pubblicato nel 2012.
[2] Il Seminario (CEIDA, Roma 5 e 6 aprile p.v.) si articola in tre parti (tre Unità Didattiche). La prima parte sarà curata dalla collega Elena Zanella, fra le massime esperte italiane di fundraising e di digital marketing per le cause sociali e fondatrice del network professionale Fundrasing Virtual Hub, che proporrà delle riflessioni su come principi e strumenti del fundraising per le cause sociali delle organizzazioni non profit possano anche essere applicate agli Enti Locali.
[3] Enti Locali ed altre istituzioni/aree della PA possono essere da un lato “ente gestore” di alcune linee di finanziamento dell’UE e dall’altro “destinatario finale”. Un caso paradigmatico è costituito dal PON “Governance e Capacità Istituzionale” 2014-2020, in cui parti del Programma (la cui Autorità di Gestione è l’Agenzia per la Coesione Territoriale) è affidata agli “organismi intermedi” Dipartimento della Funzione Pubblica della Presidenza del Consiglio dei Ministri e Ministero della Giustizia e, in generale, i principali beneficiari sono proprio gli Enti Locali.
[4] Con riguardo all’Iniziativa “Interreg Europe”si ricorda che proprio il 5 aprile sarà aperta ufficialmente la seconda call for proposals del periodo 2014-2020, call che prevede per gli Enti di Diritto Pubblico un tasso di contribuzione pari all’85% dei costi di progetto eleggibili.
[5] Il Programma Interreg Europe e il Programma URBACT sono due delle quattro sezioni della componente “cooperazione interregionale” dell’Obiettivo Cooperazione Territoriale Europea (CTE) della “politica di coesione”. Ai sensi dell’art. 2 del Reg. (UE) N. 1299/2013, infatti, le componenti di questo obiettivo sono:

  • cooperazione transfrontaliera,
  • cooperazione transnazionale,
  • cooperazione interregionale (Programmi Interreg Europe, URBACT, INTERACT, ESPON).

[6] Gli Obiettivi Tematici (OT) in questione sono:
4. promuovere un’economia a basse emissioni, in particolare attraverso la diffusione di fonti di energia sostenibile;
5. sostenere l’adattamento ai cambiamenti climatici e migliorare la prevenzione e gestione dei rischi ambientali;
6. tutelare l’ambiente e valorizzare le risorse culturali e ambientali;
11. rafforzare la capacità istituzionale delle autorità pubbliche e promuovere una PA efficiente.

[7] Vanno aggiunte due precisazioni:

  • in linea di principio tutti gli Enti Locali e tutte le Istituzioni/aree della PA possono beneficiare di quegli specifici interventi di “upgrade” della PA resi possibili dall’attuazione del PON Governance e dell’OT 2 (agenda digitale) dei Fondi SIE 2014-2020. Vanno tenuti in debita considerazione, pertanto, anche i Programmi pluriennali dell’AgID (Agenzia per l’Italia Digitale) per la c.d. “PA digitale” e l’Iniziativa “ICT enabled Public Sector innovation”, attuata nell’ambito dell’Agenda digitale europea;
  • l’attuazione degli interventi per le “smart cities” chiama in causa anche il settore dei trasporti e, quindi, si amplia (e complica) ulteriormente il quadro generale degli strumenti di finanziamento potenzialmente disponibili. In questa sede va almeno richiamato il PON “Reti e mobilità” che interessa le sole 5 regioni in ritardo di sviluppo.

[8] La struttura dei PSR regionali e le Misure attuabili sono disciplinati da:

  • il Reg. (UE) N. 1305/2013 sulle misure per lo sviluppo rurale,
  • il Reg. attuativo (UE) N. 808/2014 della Commissione Europea.

 

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