Author: Antonio Bonetti

Independent advisor on strategic planning, project management and fundraising, with 18 years of professional experience.

Le proposte ufficiali sul Quadro Finanziario Pluriennale 2028-2034 dell’UE

Il 16 luglio scorso la Commissione ha avanzato le proposte ufficiali sul Quadro Finanziario Pluriennale (QFP) dell’UE 2028-2034. Una delle grandi novità del QFP 2028-2034 è l’introduzione di un unico Fondo – Fondo Europeo per la Prosperità e la Sicurezza Sostenibili in campo economico, territoriale, sociale, rurale e marittimo – che raccoglie tutti gli strumenti di finanziamento europei caratterizzati da una pre-allocazione di finanza pubblica europea a livello nazionale, tra cui i Fondi Strutturali.
Questo Fondo sarà attuato in primo luogo tramite dei Piani di Partenariato Nazionali e Regionali (PPNR). Il post esamina i rischi delle proposte gemelle su un Fondo “unico” per le politiche territoriali dell’UE e delle politiche per il controllo dei flussi migratori e di un Piano “unico” per ciascuno dei 27 Stati Membri, che vanno oltre quello ampiamente dibattuto di una “ri-nazionalizzazione” della politica di coesione. In particolare, evidenzia che non solo sarà alquanto impegnativo definire un PPNR internamente coerente, ma sarà anche piuttosto difficile, alla luce dell’articolazione del PPNR e dell’eterogeneità di priorità strategiche e di interventi, sorvegliare adeguatamente flussi finanziari e correttezza della rendicontazione delle spese.

Bussola per la competitività e Piani di Partenariato Nazionali e Regionali post 2027

Il nuovo breve articolo evidenzia come vi sia un solido filo di continuità fra: (i) Iniziativa Strategic Technologies for Europe Platform (STEP), (ii) Iniziativa bussola per la competitività, (iii) proposta di “modernizzazione” della politica di coesione (si vedano i recenti Regolamenti 2025/1913 e 2025/1914, che stanno condizionando ampiamente la conclusione del percorso di riesame intermedio dei Programmi 21-27) che, è ampiamente in linea con orientamenti e pilastri della bussola per la competitività e (iv) la struttura dei Piani di Partenariato Nazionali e Regionali post 2027. L’articolo, in particolare, propone un pragmatico abbinamento fra i tre pilastri della bussola per la competitività e i policy field dell’Obiettivo Generale 1 Ridurre gli squilibri regionali e l’arretratezza delle regioni meno favorite e promuovere la cooperazione territoriale europea dei Piani di Partenariato Nazionali e Regionali post 2027.

Conclusione del percorso legislativo sulla revisione della politica di coesione 2021-2027, nuovi Obiettivi Specifici dei Programmi FESR e bussola per la competitività

Il post ricorda l’importanza, ai fini del completamento del riesame intermedio dei Programmi FESR, ex art. 18 del Reg. (UE) 2021/1060, della proposta di “modernizzazione” della politica di coesione, avanzata lo scorso mese di aprile e pone in luce come questa sia ampiamente in linea con il «Regolamento STEP» sulle Strategic Technologies for Europe Platform (STEP), ma anche con i pilastri (core areas) della bussola per la competitività, autentica stella polare della Commissione nella legislatura 2024-2029. Peraltro, sub-aree strategiche di intervento e principali piani di azione (Iniziative faro) del pilastro “Colmare il divario innovativo” della bussola per la competitività includono azioni intese a potenziare una serie di settori/filiere produttive che si possono ricondurre ai tre cluster della STEP, in particolare al primo che include tecnologie digitali e innovazione delle tecnologie deep tech.

Le proposte sulla “modernizzazione” della politica di coesione e sulla nuova programmazione post 2027 dei Fondi Strutturali

Il post ricorda l’importanza, ai fini del completamento del riesame intermedio dei Programmi ex art. 18 del Reg. (UE)2021/1060, della proposta di “modernizzazione” della politica di coesione, avanzata il 1° aprile scorso e il cui iter legislativo si è chiuso il 18 settembre con l’approvazione dei regolamenti di emendamento a quello su FSE Plus (Reg. (UE) 2025/1913) e ai Regolamenti di base di FESR e Fondo di Coesione e di Just Transition Fund (Reg. (UE) 2025/1914). Evidenzia parimenti quanto la proposta di riforma dello scorso aprile influenza anche l’impostazione della politica di coesione post 2027. Questa è delineata nella proposta di Regolamento sui Piani di Partenariato Nazionali e Regionali che, con riferimento all’Obiettivo Generale Ridurre gli squilibri regionali, include due Obiettivi Specifici. Il primo – quello realmente in continuità con l’impostazione tradizionale della politica di coesione – include dieci ambiti di policy. Come si illustra nell’articolo quasi tutti affondano le radici nei policy field prioritari e complementari della proposta di modernizzazione della politica di coesione inerenti a FESR, Fondo di Coesione e Just Transition Fund.

Posizionamento competitivo delle Regioni in Transizione in base al Regional Innovation Index e nuova programmazione post 2027 dei Fondi Strutturali

Il post presenta in termini critici la proposta della Commissione di un Fondo “unico” per la gestione dei Fondi dell’UE “a gestione concorrente” nel periodo 2028-2034 e quella, gemella, della formulazione di 27 Piani di Partenariato Nazionali e Regionali nazionali (un Piano “unico” per Stato Membro). I Fondi Strutturali sono intesi a ridurre i divari territoriali e, quindi, la formulazione dei Programmi pluriennali di intervento deve tenere assolutamente conto dell’eterogeneità dei sistemi produttivi e di quella degli altri fattori materiali e immateriali che condizionano la competitività delle varie regioni. Nell’UE persistono divari di competitività e, più in generale, di sviluppo economico, fra le varie regioni. Lo dimostra chiaramente l’indagine della Commissione Regional Innovation Scoreboard 2025. L’indicatore sintetico sulla competitività Regional Innovation Index in Italia varia dal valore 106,1 per la P.A. di Trento al valore 69,0 della Val d’Aosta. Il post si chiude con alcune considerazioni sul valore nel 2023 e nel 2025 del Regional Innovation Index per le tre regioni “in transizione” Abruzzo, Marche e Umbria. Se venisse confermata la proposta di adottare 27 Piani di Partenariato Nazionali e Regionali sarebbe forte il rischio che nell’ambito di questi Piani si delineino politiche di sviluppo strutturale one size fits all.

La piattaforma “di finanziamento” STEP, il “riesame intermedio” dei Programmi FESR e il posizionamento competitivo delle regioni in base al Regional Innovation Index

Il post illustra i rischi di una riprogrammazione in chiave STEP dei Programmi Regionali FESR calata dall’alto e, soprattutto, volta soprattutto a cercare di ottenere le rilevanti agevolazioni condizionate previste prima dal «Regolamento STEP» e poi dal Reg. (UE) 2025/1914 dello scorso 18 settembre, che dà corso legale alle modifiche del Regolamento originale sul FESR previste dalla proposta di “modernizzazione” della politica di coesione, che era stata avanzata dalla Commissione il 1° aprile scorso.

I vincoli alla nuova politica industriale “dirigista” dell’UE

Negli ultimi anni anche per l’UE si può parlare di un “ritorno della politica industriale”, da inquadrare come una politica “dirigista” intesa a modificare strutture produttive e traiettorie tecnologiche e produttive.
Il post discute i vincoli che incontra l’Esecutivo europeo nell’attuazione di una politica industriale dirigista – che sono vincoli politico-istituzionali e di finanza pubblica – e le scelte fatte dalla Commissione, negli anni più recenti, per aggirare tali vincoli. La Strategic Technologies for Europe Platform (STEP), essendo una piattaforma “di finanziamento”, si può considerare, nella fase attuale, il principale strumento per aggirare i vincoli di finanza pubblica.

Rischi politici ed amministrativi di un riesame dei Programmi FESR con sperimentazione di una Place-Based Industrial Policy basata sulle tecnologie critiche STEP

Il post illustra i rischi politici ed amministrativi di una possibile sperimentazione di una Place-Based Industrial Policy basata sulle tecnologie strategiche critiche della STEP.
I rischi politici sono in parte rischi inerenti all’arena decisionale allargata e, quindi, tengono conto anche delle possibili reazioni a un “riesame intermedio” assolutamente top down guidato dalla Commissione delle parti economiche e sociali. In parte, sono legati ai comportamenti decisionali dei policy makers che li portano a privilegiare investimenti che potrebbero avere ritorni economici e sociali a breve termine, rispetto ad altri con un orizzonte temporale più ampio, dato che i primi sono più funzionali a sostenere il ritorno elettorale delle scelte pubbliche.
Ciò detto, sono molto rilevanti anche i rischi di natura amministrativa (per selezionare nuovi investimenti sulle tecnologie STEP – fortemente knowledge intensive – e per controllarne il regolare completamento devono sviluppare nuove competenze molto specifiche anche i civil servants).

Rischi economici di un riesame dei Programmi FESR con sperimentazione di una Place-Based Industrial Policy basata sulle tecnologie critiche STEP

Il post illustra i rischi economici di una possibile sperimentazione di una Place-Based Industrial Policy basata sulle tecnologie strategiche critiche della STEP.
Alcuni di questi sono rischi generali e altri sono specificamente riconducibili alla impostazione di fondo dell’approccio di politica industriale del «Regolamento STEP» (discutibile), alla tipologia delle tecnologie della STEP e alle caratteristiche richieste alle attività ammissibili a beneficio dagli avvisi di finanziamento intesi a promuovere sviluppo e fabbricazione di tecnologie STEP.

L’onda lunga della STEP e il riesame intermedio dei Programmi FESR come test per sperimentare la Place-Based Industrial Policy

Il post propone di impostare il riesame dei Programmi FESR come sperimentazione di una Place-Based Industrial Policy ancorata alle tecnologie strategiche critiche della STEP.
Tale sperimentazione dovrebbe tenere conto dei rischi economici, politici e amministrativi che potrebbero minare la “readiness” dei “territori regionali” e, di riflesso, l’efficacia di medio e lungo termine delle scelte strategiche di riprogrammazione e del fatto che tali rischi sono ampiamente condizionati dalla natura particolare delle tecnologie strategiche critiche, che sono tecnologie molto avanzate e richiedono competenze fortemente specifiche, ma anche caratterizzata da un “ciclo di vita del prodotto” alquanto breve e dalle caratteristiche molto particolari richieste ai progetti finanziati a valere delle nuove azioni dei Programmi intese a sostenere gli obiettivi della STEP.