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I principali fondi europei “contro la povertà e l’esclusione sociale”. Riflessioni a margine di un seminario dello SPI CGIL di Roma e del Lazio

«La mano che riceve sta
sempre sotto a quella che dà»
Proverbio africano

Il seminario “Nessuno escluso. Contro la povertà e l’esclusione sociale” (12.02.2018), organizzato dallo SPI CGIL di Roma e del Lazio presso la sede romana di Via Buonarroti 12, è certamente utile per fare una riflessione sulla drammatica eredità di povertà materiale ed esclusione sociale lasciata dalla “grande depressione” del XXI secolo. In merito è sufficiente evidenziare che, nel Lazio, il numero di persone a rischio di povertà e di esclusione sociale è salito da 1.159.845 nell’anno 2005 a 1.588.125 nel 2015 (v. Tab. 1, che riporta dati ripresi dall’ISTAT – Banca Dati Indicatori territoriali per le politiche di sviluppo).

Al tempo stesso, dal mio punto di vista, è una buona occasione per confermare che qualsiasi operatore coinvolto in progetti relativi all’occupabilità e a processi di inclusione di soggetti fragili dovrebbe andare oltre la conoscenza e l’utilizzo delle risorse del Fondo Sociale Europeo (FSE) e dello strumento, varato nel 2017, del Reddito di Inclusione (REI). Invero, vi sono diversi strumenti di finanziamento dell’UE – sia “diretti”, ossia gestiti dalla Commissione o da sue Agenzie delegate, sia altri gestiti a livello nazionale/regionale – che possono essere valorizzati per implementare progetti di inclusione socio-lavorativa. [1]
La Tabella 2 riporta una sorta di mappatura dei principali strumenti dell’UE che, direttamente o indirettamente, possono contribuire a sostenere percorsi lavorativi e di vita di persone fragili, suddivisi in quattro possibili aree di intervento, una delle quali corrisponde ad azioni trasversali (azioni di sistema e/o azioni che incidono in modo indiretto su problemi occupazionali e sociali), che possono essere finanziate da:
• l’Obiettivo Tematico (OT) 10 “Investimenti nelle competenze, nell’istruzione e nella formazione” del FSE;
• l’Asse “Microfinance & Social Entrepreneurship” del Programma Employment and Social Innovation (EaSI); [2]
• il Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione (FAMI);
• il Programma Salute per la crescita. [3]

 

Fra i Programmi attuati in Italia nell’ambito della “politica di coesione” 2014-2020, quelli maggiormente orientati a contrastare i fenomeni di marginalità sociale e di povertà sono:
• i POR FSE (con riferimento al Lazio rileva, in particolare, l’Asse 2 “Inclusione sociale e lotta alla povertà” del POR Lazio 2014-2020),
• il PON Città Metropolitane, grazie agli interventi degli Assi 3 (FSE) e 4 (FESR), come spiegherò meglio nel prossimo post del 10 febbraio,
• il PON Inclusione sociale (gestito dal Ministero del Lavoro),
• i due PON volti a migliorare l’occupabilità dei giovani (PON Iniziativa Occupazione Giovani) e la gestione delle politiche attive del lavoro (PON SPAO – Sperimentazione Politiche Attive per l’Occupazione).
A titolo di completezza, si ricordano anche due Programmi in corso di attuazione in Italia dal sistema di gestione molto particolare, in quanto riguardano Fondi le cui azioni sono attuate in parte direttamente dalla Commissione e in parte dagli Stati Membri:
• il Programma Nazionale FAMI, gestito dal Ministero dell’Interno, [4]
• il Programma Nazionale FEAD, dove FEAD sta per Fund for the European Aid to the most Deprived (indicato in Italiano come “Fondo Europeo di Aiuti per gli indigenti”). [5]

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Immagine ex Pixabay

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[1] Per una più ampia trattazione dei fondi dell’UE per contrastare povertà e fenomeni di esclusione sociale e dell’importanza, a tal fine, del PON Città Metropolitane, mi sia consentito rinviare a: Bonetti A. (2018), Il contributo del PON Città Metropolitane ai processi di inclusione e di innovazione sociale, Centro Studi Funds for Reforms Lab, Policy Brief N. 3/2018.

[2] Il Programma EaSI è il principale strumento dell’UE volto a sostenere l’innovazione sociale.
EaSI, come previsto dal Reg. (UE) N. 1296/2013, amplia e approfondisce il campo di intervento di tre strumenti già operativi nella precedente programmazione, ossia:
PROGRESS, acronimo derivante dal nome inglese del Programme for Employment and Social Solidarity, nome che indica chiaramente la sua finalizzazione su problemi occupazionali e di inclusione sociale nell’UE,
EURES (la rete dei servizi per l’impiego europei), che favorisce la ricerca di occupazione e la mobilità professionale in tutta Europa,
• lo strumento europeo di microfinanza lanciato nel 2010.

EaSI – in particolare l’Asse PROGRESS – affonda le radici nella Iniziativa Faro “Unione dell’Innovazione” della strategia “Europe 2020”, così come Horizon 2020, e nella Iniziativa Faro “Piattaforma contro la povertà”. PROGRESS ha un forte legame diretto con gli altri strumenti finanziari gestiti dalla DG Occupazione, Affari sociali e Inclusione.

L’Asse “Microfinance & Social Entrepreneurship” è volto a migliorare l’accesso al credito per soggetti che vogliono sviluppare microimprese e non hanno i requisiti di merito per accedervi (vengono classificati fra i “non bancabili”) e per le imprese sociali.

[3] Il Programma Salute per la crescita (Health 2014-2020) è il Programma dell’UE volto a migliorare l’accesso dei cittadini europei ai sistemi sanitari e a prevenire le malattie, anche favorendo l’adozione di stili di vita più salutari. Il programma finanzia progetti di ricerca selezionati principalmente attraverso il meccanismo delle call for proposal.
Due aspetti di un certo rilievo da tenere in considerazione sono: (i) i progetti di ricerca devono essere informati all’idea generale che tutela della salute, prevenzione di malattie invalidanti e degenerative e invecchiamento attivo non sono solo obiettivi di politica pubblica rilevanti in sé, ma sono anche funzionali a elevare la produttività e la competitività dei sistemi produttivi europei (l’idea generale è che un lavoratore in buona salute, ceteris paribus, è più produttivo); (ii) i progetti devono parimenti recare evidenza del loro contributo indiretto al contenimento della spesa pubblica sanitaria.
A fianco di questo Programma, quantunque abbiano finalità parzialmente diverse, si possono anche considerare la Sfida sociale “Salute, evoluzione demografica e well-being” del III Pilastro di Horizon 2020 ed altre forme di intervento particolari dell’UE (denominate Joint Programming Initiatives) che sono volte a potenziare la ricerca-azione in materia di invecchiamento attivo e di qualità della vita (JPI More Years Better Lives e JPI Active and Assisted Living – AAL).
[4] Il Programma Nazionale (PN) FAMI è imperniato sui quattro Obiettivi Specifici (OS) previsti dal Reg. (UE) N. 516/2014 che disciplina FAMI:
OS 1 – Accoglienza/asilo.
OS2 – Integrazione.
OS 3 – Rimpatrio.
OS 4 – Solidarietà/cooperazione fra gli Stati Membri nella gestione dei flussi migratori.

[5] Il Programma Nazionale FEAD, a titolarità del Ministero del Lavoro, provvede cibo e altri beni di prima necessità alle persone indigenti, ma anche servizi di supporto a individui/famiglie in particolari condizioni di fragilità (è prevista, inter alia, la fornitura di materiale scolastico a ragazzi appartenenti a famiglie in condizioni di deprivazione e anche di servizi di orientamento di individui a forte rischio di esclusione sociale).

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