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Il progetto Metropoli strategiche, le aree rurali e i piccoli comuni

“Se alzi un muro, pensa
a ciò che resta fuori!”
Cosimo Rondò
(Italo Calvino – “Il barone rampante”, 1957)

Immagine ex Pixabay

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Il progetto “Metropoli strategiche come si legge sul portale del PON Governance e Capacità Istituzionale 2014-2020 (PON GOV) “ha l’obiettivo di accompagnare i cambiamenti organizzativi e lo sviluppo delle competenze legate alle innovazioni istituzionali nelle Città Metropolitane. [..] Attraverso la costruzione di un network nazionale e di uno locale per ciascuna Città Metropolitana, la sperimentazione sul campo di modelli organizzativi innovativi e attività di affiancamento e formazione a funzionari e amministratori per lo sviluppo delle competenze, il progetto interviene su tre importanti ambiti tematici:
•    i Piani di riassetto istituzionale e organizzativo dell’area metropolitana,
•    i Piani strategici metropolitani,
•    la Semplificazione amministrativa in materia edilizia e urbanistica”. [1]

Stante l’importanza della “Legge Delrio”, che ha dato finalmente corso all’istituzione delle Città Metropolitane, questo progetto è da considerare quasi un sigillo sul totale sbilanciamento del dibattito sulla riforma dei sistemi di governo locale. Per giustificare tale giudizio in questo articolo vorrei rimarcare tre aspetti critici:
•  i tre ambiti tematici di cui sopra e gli interventi del PON GOV sono importanti per il capoluogo e le altre città delle Città Metropolitane, ma lo sono anche per i centri intermedi e minori delle regioni. E’ abbastanza discutibile – e anche un po’ iniquo – che il dibattito e i finanziamenti continuino ad essere concentrati sulle Città Metropolitane, quando è noto da tempo che le Province (istituzione rappresentativa dei territori delle regioni non coperte dalle Città Metropolitane) e i piccoli Comuni sono ormai quasi al collasso finanziario per il forte ridimensionamento dei contributi statali e, nel caso, dei Comuni riescono ancora a garantire la fornitura di certi servizi solo aumentando la tassazione a livello locale; [2]
•    l’iniquità di una siffatta decisione di allocare nuova finanza pubblica (europea e nazionale) sulle Città Metropolitane è ancor più evidente se si considera che per l’attuazione della Legge Delrio vi è un programma ad hoc, non a caso denominato Programma Operativo Nazionale Città Metropolitane (PON Metro). Un siffatto progetto, a mio avviso, avrebbe dovuto essere o finanziato integralmente dal PON Metro, oppure quantomeno reso accessibile a Città Metropolitane e città capoluogo di provincia, sul modello del bando del 2016 del “Fondo per l’attuazione del Programma straordinario di intervento per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie”; [3]
•    il progetto “Metropoli strategiche” è finanziato a valere del risorse dell’ Azione 3.1.5 Interventi mirati di accompagnamento del processo di riforma degli Enti Locali, a regia del Dipartimento della Funzione Pubblica. Ma cosa prevede l’Azione 3.1.5? L’Azione intende accompagnare gli EE.LL. “nella definizione di nuovi modelli di elaborazione delle politiche pubbliche, che sfruttino le dinamiche partecipative e gli strumenti per l’ottimizzazione della governance multi-livello” (v. PON Governance, p. 99). Con riguardo a questo terzo punto, vorrei evidenziare che non solo l’Azione 3.1.5 è aperta a tutti gli Enti Locali (e non solo alle Città Metropoliane), ma andrebbe anche tenuto conto dell’invito esplicito del PON GOV a sperimentare dei percorsi partecipativi volti a favorire la compartecipazione ai processi decisionali di tutti i cittadini. Di questo aspetto non vi è traccia nella descrizione del progetto riportata sul portale del PON GOV.

In estrema sintesi, questo progetto è, rispetto alla descrizione dell’Azione 3.1.5 riportata sul PON GOV, chiaramente divisivo con riguardo almeno a tre aspetti:
•    va a beneficiare solo i cittadini delle Città Metropolitane e non quelli degli altri territori delle regioni, il che crea squilibri e iniquità anche con riguardo alla questione non secondaria della rappresentanza politica dei cittadini dei territori esclusi;
•    contribuisce a sbilanciare ulteriormente il dibattito (e l’allocazione di finanza pubblica) fra città e aree rurali, aspetto su ci mi soffermerò nel prossimo post del 20 maggio;
•    è divisivo fra politici (e tecnici di loro fiducia) che gestiscono le politiche pubbliche e i cittadini, in quanto questi ultimi chiedono in misura crescente di partecipare ai processi decisionali ed, invece, specialmente in Italia, gli insiders (le elités politiche e tecnocratiche) continuano a porre delle resistenze alla sperimentazione di processi di civic engagement informati al paradigma della “democrazia partecipativa”. [4]

Come scriveva Calvino ne “Il barone rampante”: “Se alzi un muro, pensa a ciò che resta fuori!” E, aggiungo modestamente io, pensa di più ai problemi ulteriori che può creare la mancanza di visione sistematica e una eccessiva concentrazione di attenzione politica e risorse finanziarie solo su certe criticità e/o certe riforme.

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[1] Il progetto, a regia del Dipartimento della Funzione Pubblica, vede come beneficiario l’ANCI. E’ finanziato dall’ Azione 3.1.5 Interventi mirati di accompagnamento del processo di riforma degli Enti Locali del PON GOV con 3,66 milioni di Euro.
[2] La situazione delle Province – per le quali la Riforma Delrio indica come approdo finale l’abolizione, quantunque delegasse la decisione ultima alla riforma costituzionale – è ovviamente più nebulosa che mai dopo l’esito della consultazione referendaria del 4 dicembre 2016, che ha bocciato la proposta di riforma costituzionale. Sui paradossi, creati dalla Legge Delrio e dalla mancata riforma costituzionale, in merito ai profili istituzionali dei sistemi di governo locali, si veda l’intervista di Chiara Buongiovanni al prof. Mario Collevecchio pubblicata con il titolo Dal referendum costituzionale alle unioni dei comuni:chi ha incastrato la riforma Delrio?” il 19 gennaio 2017 sul portale FourmPA.
[3] Il “Fondo per l’attuazione del Programma straordinario di intervento per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie”, gestito dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, ai sensi dell’art. 1, commi 974 – 978 della Legge 208/2015 (legge di stabilità per il 2016) finanzia il “Programma straordinario di intervento per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie delle città metropolitane e dei comuni capoluogo di provincia”. Per il Fondo in questione, nel corso del 2016 sono stati stanziati 500 Milioni di Euro. Fondo e programma sono stati rifinanziati dal CIPE nel corso della seduta del 3 marzo 2017.
[4] Per una presentazione più ampia del PON Città Metropolitane, si veda: Bonetti A., Politiche pubbliche e finanziamenti per le smart cities, Factsheet N. 1/2017, Centro Studi Funds for Reforms Lab, aprile 2017.
Per una presentazione più ampia del PON Governance e Capacità istituzionale, si veda: Bonetti A., Politiche pubbliche e finanziamenti per la PA digitale, Policy Brief N. 2/2017, Centro Studi Funds for Reforms Lab, aprile 2017

Avrò il piacere di approfondire in parte tali aspetti nel corso del Seminario del CEIDALa programmazione dei fondi europei nel Lazio: le opportunità per gli Enti locali” (Roma, 8 e 9 giugno p.v.)

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