Tag: Politica di coesione

Le strategie per migliorare la capacità amministrativa nella gestione dei Fondi Strutturali e gli incessanti cambiamenti recenti nel quadro di politica economica europeo

Il post rimarca che è certamente condivisibile che le strategie di capacity building per migliorare la gestione dei Fondi Strutturali siano tarate sulla capacità di gestione delle procedure amministrative, ma che, almeno a livello di Amministrazioni Centrali e di Regioni, va anche potenziata la capacità di dirigenti e funzionari pubblici di “leggere” i mutamenti nel quadro di policy europeo e, di conseguenza, la loro capacità di pianificazione strategica.
A titolo di esempio, viene illustrato l’autentico turn around che si è registrato nel primo semestre dell’anno nella politica industriale europea. Tale turn around è alla base della nuova proposta di modifica della base regolamentare dei Fondi “per la coesione” del periodo 2021-2027 avanzata dalla Commissione il 20 Giugno scorso con la Comunicazione COM(2023) 335 sulla Piattaforma delle Tecnologie Strategiche per l’Europa. La Comunicazione COM(2023) 335 propone degli emendamenti significativi alla base normativa della politica di coesione – fra cui l’inserimento di nuovi “campi di intervento” – e, quindi, richiederebbe di attivare ulteriori specifici servizi di capacity building a favore di Dirigenti e funzionari pubblici intesi a potenziare la loro capacità di migliorare il disegno strategico dei Programmi cofinanziati dai Fondi Strutturali già in corso di attuazione.

Disegno strategico e modalità attuative performance based delle Strategie Territoriali del PR FESR Lazio 2021-2027

Borgo italiano

Il post propone una lettura critica delle Linee Guida sulle Strategie Territoriali (ST) attuate nelle aree urbane oggetto d’intervento dell’OS 5.1. del PR FESR Lazio 2021-2027 (Roma Capitale e le quattro “aree urbane medie” di Frosinone, Latina, Rieti e Viterbo), che sono state approvate dalla Regione Lazio con DGR n. 1159/2022. Le Linee Guida hanno il grande pregio di rimarcare da subito che «la ST si configura come strumento di sintesi e di pianificazione degli interventi di sviluppo urbano a livello locale che interessano diversi settori di policy» e prevedono che in sede di ratifica delle ST fra Autorità di Gestione (ADG) del PR FESR Lazio e Amministrazioni beneficiarie, verrà di fatto approvato da subito anche l’intero “parco progetti”.
Le Linee Guida prevedono anche un interessante meccanismo performance based di implementazione delle ST che, essenzialmente, si fonda sulla richiesta alle Amministrazioni beneficiarie di suddividere tutti i progetti in “operazioni di prima fase” (interventi infrastrutturali per i quali sono prevedibili tempi alquanto lunghi di attuazione) e “operazioni di seconda fase”, da attuare, appunto, in una “seconda fase”, che scatterà integralmente se e solo se quelli di “prima fase” saranno stati oggetto di affidamento esecutivo entro 18 mesi dalla ratifica della Convenzione fra ADG e Amministrazioni beneficiarie.
Questo significa che, di fatto, la suddivisione delle “operazioni” oggetto delle Convenzioni nei due blocchi dei progetti di “prima fase” e di “seconda fase” implica anche una suddivisione del montante di risorse in due blocchi distinti: (i) la dotazione finanziaria dei progetti infrastrutturali di “prima fase” – probabilmente più rilevante considerando la tipologia di interventi – che non dovrebbe essere oggetto di decurtazioni, anche nel caso di ritardi nell’affidamento della realizzazione delle opere; (ii) quella dei progetti di “seconda fase” che, nel caso di Amministrazioni del tutto inefficienti, potrebbe essere completamente azzerata. Un siffatto meccanismo performance based di rimborso del secondo blocco delle “operazioni di seconda fase” delle ST comporta, quindi, un elemento di aleatorietà dell’effettiva disponibilità di risorse finanziarie che sosterranno le ST di cui le Amministrazioni beneficiarie dovrebbero, fin d’ora, tenere adeguatamente conto.

Lo “sviluppo territoriale integrato” nelle aree marginali del Lazio: quali opportunità di finanziamento nell’ambito della politica di coesione nazionale?

Il post ricorda che il PR FESR Lazio 2021-2027 si caratterizza per una marcata concentrazione degli interventi della “progettazione integrata territoriale” nelle aree urbane. L’aspetto più eclatante della evidente scarsa attenzione per le “aree interne” ed altre aree a rischio di marginalità sociale è la mancata attivazione dell’Obiettivo Specifico 5.2 dei PR FESR, che dovrebbe sostenere lo sviluppo locale in aree diverse da quelle urbane. A fronte della scelta ampiamente discutibile di non attivare l’OS 5.2 del PR FESR, per i Comuni delle aree territoriali più fragili del Lazio sarà opportuno capire meglio come valorizzare gli interventi della politica di coesione finanziati con finanza pubblica nazionale. Fra questi si ricordano il Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (FSC), il Fondo di Sostegno ai Comuni marginali e il Fondo concorsi progettazione e idee per la coesione territoriale. Infine, si evidenzia che una partita importante si giocherà con l’attuazione a livello regionale, nel periodo fino al 2027, della Strategia Nazionale per le Aree Interne (SNAI), di fatto non pervenuta nella programmazione regionale 2014-2020.

Il sistema di governance del PNRR e le limitate responsabilità di indirizzo strategico delle Regioni

Il post discute la natura particolare del PNRR che, diversamente dai Programmi cofinanziati dai Fondi Strutturali, si caratterizza per un sistema di governance fortemente accentrato.
Un sistema così fortemente incentrato a livello di Governo centrale – segnatamente nella PCM e nella Ragioneria Generale dello Stato del MEF – è da ricondurre al fatto che il RRF è uno strumento “a gestione diretta” marcatamente “top down” e, invece, i Fondi Strutturali sono caratterizzati da un sistema di governo multi-livello per cui: (i) per il primo la titolarità delle operazioni e anche dei finanziamenti è riservato solo alle Amministrazioni Centrali; (ii) l’attuazione dei Fondi Strutturali è fondata su un sistema di gestione “concorrente”, in quanto più livelli di governo concorrono al finanziamento e alla programmazione e gestione dei Programmi Regionali, che sono i documenti programmatici peculiari della politica di coesione. Per i Fondi Strutturali, inoltre, la titolarità delle operazioni è attribuita al Governo centrale – includendovi anche l’Agenzia per la Coesione Territoriale – alle Regioni e finanche a “contracting authority” sub-regionali, quali sono gli Organismi Intermedi.

Alcune considerazioni su efficacia degli incentivi alle imprese dei PR FESR 2021-2027 e sulla scelta fra sovvenzioni e strumenti finanziari

Il post propone una bussola orientativa di ordine generale per individuare le imprese (gruppi di imprese) su cui concentrare gli incentivi pubblici per rilanciare solidità e competitività di un dato sistema produttivo. Se si considerano i due parametri dimensione di impresa (distinguendo le Micro Imprese dalle altre PMI) e innovatività – bassa e alta – dei progetti di investimento che sono in grado di proporre (innovatività che si presume dovrebbe essere, in genere, più elevata per quelle attive in settori high-tech) si possono individuare quattro quadranti di una tabella a doppia entrata (“zone”) utili per mappare cluster di imprese rispetto ai quali stimare a priori la potenziale efficacia degli aiuti alle imprese. Nel quadrante che include Micro Imprese che operano in settori tradizionali e/o non sono in grado di proporre progetti innovativi (“kill zone”) eventuali interventi di sostegno, di fatto, non sono motivati dalla volontà di rilanciare la competitività del sistema produttivo, dato che è inevitabile che qualsiasi forma di sostegno a quel tipo di imprese difficilmente produrrà impatti rilevanti. L’intervento pubblico di sostegno sarebbe giustificabile o con la volontà di evitare l’uscita dal mercato di quelle Micro Imprese e la conseguente perdita di posti di lavoro o con la volontà del decisore pubblico di alimentare la propria costituency e il consenso politico-elettorale.

Una proposta per delineare la strategia di politica industriale all’interno dei Programmi FESR 2021-2027

Il post propone le possibili direttrici della strategia di politica industriale che le Regioni possono attuare con i Programmi FESR 2021-2027 (segnatamente nell’ambito dell’Obiettivo di Policy 1 “Un’Europa più competitiva e intelligente). La strategia di politica industriale si può delineare semplicemente cercando di rispondere a due quesiti: (i) come ampliare e rendere più dinamica la base produttiva (sostenendo la creazione di nuove imprese)? (ii) come rafforzare resilienza e competitività della base produttiva esistente? Per rispondere a questo secondo quesito, in sostanza, vanno individuati interventi che consentano di incrementare dimensione, resilienza e competitività delle unità produttive attive. Per ciascuna delle tipologie di intervento attuate sarà anche necessario assumere delle decisioni in merito alle “forme di finanziamento”, considerando che la Commissione Europea, più che mai, sta cercando di indirizzare la scelta dei programmatori regionali verso un massiccio ricorso agli “strumenti finanziari”.

La coerenza verticale dell’Obiettivo di Policy 1 (Competitività) dei Programmi FESR 2021-2027 con la cornice di politica economica europea

Il post, in continuità con il precedente del 25 Maggio, conferma la necessità che i Programmi cofinanziati dai Fondi Strutturali siano ampiamente coerenti con il quadro di policy europeo, sempre più incardinato sui tre pilastri dell’Iniziativa Next Generation EU (“transizione verde”, “transizione digitale” e “resilienza e inclusione sociale”). Sia per i singoli Obiettivi di Policy del periodo 2021-2027, sia per i Programmi nel loro insieme bisogna sempre verificare la pertinenza (coerenza) “verticale” con le politiche pubbliche dell’UE e la pertinenza “orizzontale” con le condizioni abilitanti e con Componenti e Investimenti del PNRR (il post si focalizza sull’Obiettivo di Policy 1 “Un’Europa più competitiva e intelligente”).

Il negoziato sui Programmi della politica di coesione 2021-2027 e il principio di concentrazione tematica dei Fondi Strutturali

Il post presenta i principali vincoli alla formulazione dei Programmi cofinanziati dai Fondi Strutturali 2021-2027, ossia: (i) il quadro di policy europeo, sempre più incardinato sui tre pilastri dell’Iniziativa Next Generation EU (specialmente dopo che i tre pilastri “transizione verde”, “transizione digitale” e “resilienza e inclusione sociale” sono stati rafforzati ulteriormente quali pilastri del “modello di crescita europeo” nella Comunicazione della Commissione COM(2022) 83 del 2 Marzo u.s.); (ii) i vincoli riconducibili al rispetto del principio di “concentrazione tematica” dei Fondi Strutturali (fra cui le “condizionalità macroeconomiche” e le c.d. “condizioni abilitanti”).

Accordo di Partenariato 2021-2027 e Programmi Nazionali

Il post presenta brevemente la copertura geografica dei Programmi Nazionali (PN) inseriti nell’Accordo di Partenariato 2021-2027. I PN, infatti, sono informati ad una particolare concentrazione territoriale degli interventi che esula un po’ dall’impostazione “territoriale” in senso stretto dei Fondi Strutturali (come prevista dagli articoli 174-178 del Trattato di Lisbona che disciplinano la “politica di coesione”). I PN della nuova programmazione 2021-2027, infatti, potranno interessare solo le c.d. Regioni Meno Sviluppate (RMS) o, in alternativa, l’intero territorio nazionale (questa indicazione vale solo in parte per il PN Metro Plus e Città medie Sud, ex PON Metro 2014-2020 alla luce del suo particolare disegno strategico). Su 11 PN, sono 5 quelli che interessano solo le Regioni Meno Sviluppate (RMS), fra cui i due istituiti ex novo per la programmazione 2021-2027, ossia: (i) PN Equità nella Salute; (ii) PN Just Transition Fund.

Accordo di Partenariato 2021-2027, Programmi Nazionali cofinanziati dai Fondi Strutturali e investimenti del PNRR

In base al Regolamento generale sui Fondi Strutturali 2021-2027 – Reg. (UE) 2021/1060 – l’Accordo di Partenariato (AdP) dovrebbe essere approvato dalla Commissione entro il 17 Maggio.
In questo post mi è sembrato opportuno proporre delle considerazioni sia sull’AdP sia sul PNRR.
Si possono infatti porre sullo stesso piano logico il PNRR e l’AdP in primo luogo per il fatto che non sono dei Programmi di spesa, bensì sono dei documenti programmatici di orientamento strategico che, di fatto, saranno attuati in un caso dagli Investimenti (e dai sub-investimenti) e nell’altro dai Programmi Regionali e Nazionali cofinanziati dai Fondi Strutturali.
Di riflesso si possono porre sullo stesso piano logico gli Investimenti del PNRR (in sostanza le strategie pluriennali che daranno concretamente corso al PNRR, che di fatto saranno gestiti dalla Presidenza del Consiglio e da alcuni Ministeri) e i Programmi Nazionali inseriti nell’AdP (in tutto sono undici).