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Aperta fino al prossimo 8 marzo la consultazione sulla politica di coesione dell’UE

La Commissione Europea, al fine di perfezionare la proposta ufficiale sul Quadro Finanziario Pluriennale post 2020, ha avviato diverse consultazioni pubbliche che coprono l’intero spettro dei fondi dell’UE post 2020, fra cui una sulla politica di coesione (la politica che, insieme alla PAC, incide maggiormente sul bilancio dell’UE). [1]

Immagine ex Pixabay

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Sono dell’avviso che partecipare a questa consultazione pubblica sia molto importante.
Sono anche del parere, tuttavia, che la consultazione sia stata impostata male, formulando un questionario molto discutibile.
Questa consultazione, invero, dovrebbe essere in primo luogo una occasione per riflettere sullo stato di (dis)unione dell’UE e su come si sia ormai completamente stravolta la politica di coesione, il cui mandato è chiaramente esplicitato dall’art. 174 del Trattato sul Funzionamento dell’UE (TFUE). I fondi per la coesione (Fondi Strutturali) dovrebbero essere orientati alla convergenza economica delle regioni meno sviluppate dell’UE e alla solidarietà territoriale. [2]

Invece, nella visione degli Stati Membri e della stessa Commissione essi sono sempre più finalizzati, a fronte di politiche macroeconomiche deflazionistiche, a finanziare gli interventi europei per la crescita economica. I principi fondamentali della politica di coesione, stabiliti nel 1988, prevedono, fra l’altro, l’addizionalità degli investimenti pubblici sostenuti dai Fondi Strutturali.

Alla luce di queste considerazioni, gli aspetti della consultazione più critici sono quattro:
• non è dato sapere su quale visione strategica generale degli obiettivi di lungo termine dell’UE verrà condotto il negoziato sul Quadro Finanziario Pluriennale post 2020 (e, quindi, anche quello sulla politica di coesione e sulle altre politiche dell’UE). Al momento attuale, infatti, alla luce delle molteplici criticità di ordine politico – in primis l’incertezza sulle trattative per la “Brexit” – non esiste alcuna proposta sul quadro di policy generale dell’UE che sostituirà la strategia “Europe 2020”; [3]
• il questionario prevede molte domande amministrative (28 domande sulle 40 complessive). Sono disponibili, quindi, pochissime domande di merito per esprimere in modo incisivo un parere pertinente. Pertanto, si possono avanzare delle riserve sulla reale volontà degli estensori del questionario di raccogliere delle indicazioni di policy di cui tenere conto (anche se è consentita la possibilità di allegare dei position paper);
• la domanda 29 è chiaramente indicativa di come i Fondi Strutturali siano ormai usati come il salvadanaio a cui attingere per far raccontare alla Commissione che essa sta facendo molto, a livello regionale, per la crescita economica. Ormai con i Fondi Strutturali si fa di tutto e di più e questa stortura del loro uso è confermata, per il periodo post 2020, proprio dalla domanda 29 che indica 14 possibili policy challenges (+ la voce other);
• i Fondi Strutturali dovrebbero finanziare investimenti pubblici aggiuntivi e, invece, è ormai assodato per l’Italia, e per altri Stati Membri con situazioni di bilancio più deteriorate, che essi vengono sistematicamente usati per sostenere le politiche ordinarie. Non sembra che il dibattito, fin qui, tenga molto conto di questa stortura della politica di coesione.

Se queste sono le premesse, ci attendono altri anni in cui conterà solo spendere le risorse finanziarie e ci sarà, nei fatti, una forte centralizzazione delle scelte strategiche.

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[1] La Commissione, in diverse occasioni, ha indicato il 31.05.2018 come deadline per la presentazione della proposta ufficiale sul Quadro Finanziario Pluriennale (QFP) post 2020, ma nelle ultime settimane ha riconosciuto che vi è il rischio di uno slittamento nei tempi.
La consultazione è stata lanciata il 10 gennaio. Maggiori informazioni e il questionario si possono trovare al seguente link:
https://ec.europa.eu/info/consultations/public-consultation-eu-funds-area-cohesion_it

[2] La consultazione appare davvero poco significativa ai fini di costruire una visione “pluralista” della politica di coesione post 2020 sia per i limiti del questionario, sia per le indicazioni della recente Comunicazione della Commissione “A new, modern MultiAnnual Financial Framework for a European Union that delivers efficiently on its priorities post-2020”, COM (2018) 98 final, 14.02.2018.
Questa Comunicazione si rivolge direttamente alle responsabilità degli Stati Membri per quel che concerne il finanziamento del QFP e le conseguenti possibilità di continuare a finanziare adeguatamente le politiche pubbliche europee più onerose (politica di coesione, politica agricola e politica della ricerca). Questo dà chiaramente la misura di come le consultazioni in corso sulle politiche dell’UE post 2020 e sul relativo finanziamento siano un esercizio un po’ retorico e ipocrita. I questionari hanno una impostazione fortemente top down e vi è il rischio che le indicazioni raccolte incideranno davvero in minima parte sulle scelte strategiche dei prossimi mesi.
[3] In particolare, sembra mancare una necessaria riflessione su quali siano le sinergie possibili fra il 9° Programma Quadro per la R&ST (uno strumento “macroeconomico”) e le “strategie nazionali e regionali di specializzazione intelligente”. Le “strategie di specializzazione intelligente” (anche indicate con l’acronimo RIS3), infatti, hanno contribuito a migliorare la programmazione degli interventi a sostegno della ricerca e dell’innovazione a livello nazionale e regionale, ma fin qui non hanno contribuito a costruire un desiderabile ponte fra il Programma Quadro per la R&ST dell’UE – nel periodo in corso battezzato Horizon 2020 – e le strategie nazionali e regionali di ricerca e innovazione.

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