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Le politiche per la ricerca e l’innovazione. Gli elementi chiave del paradigma “Smart Specialisation Strategies”

“Il primo dovere di uno studioso, quando si trova di fronte
a termini di dubbia interpretazione, è quello di definirli”
David S. LANDES

Come definire le Research and Innovation Smart Specialisation Strategies? L’importanza della Guida del 2012 della Commissione

Le parole con cui Landes inizia “Prometeo liberato” sono sempre un ottimo monito per qualsiasi ricercatore. Lo sono, a maggior ragione, quando si esamina il paradigma “Smart Specialisation Strategies.

Immagine ex Pixabay

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Questo paradigma, infatti, è attualmente molto dibattuto (non solo a livello teorico) e con esso si devono ormai ampiamente confrontare policy makers e tecnici che si occupano della formulazione e della valutazione delle strategie di sviluppo regionali, dal momento che è stato imposto dall’UE quale condizionalità ex ante all’approvazione dei Programmi nazionali e regionali cofinanziati dai Fondi Strutturali e di Investimento Europeo (Fondi SIE). Nonostante questo, il paradigma non è ancora ben conosciuto nelle sue molteplici sfaccettature (anche a causa della sua complessità analitica).
In questo breve articolo didascalico vorrei semplicemente ricordare alcuni elementi fondamentali dell’approccio Research and Innovation Smart Specialisation Strategies (RIS3), facendo riferimento solo alla Guida molto concreta elaborata nel 2012 dalla Commissione Europea. [2] L’articolo, invece, non entra nel merito dei presupposti teorici e delle difficoltà di misurazione empirica dei risultati delle strategie RIS3, ampiamente trattati in una vastissima letteratura sviluppata in appena un decennio (a testimonianza della complessità analitica e dei molteplici riflessi sul policy making delle RIS3).

Il breve articolo, pertanto, ruota intorno ad alcuni capisaldi della Guida del 2012, a partire dalla definizione ivi riportata delle strategie RIS3 (v. p. 8 e p. 17), che in Italiano si può riassumere come segue: «le RIS3 sono agende place-based e integrate di trasformazione economica (sono un elemento chiave di strategie di innovazione place-based) basate su 4 principi generali indicati come “4 Cs”)». Le “4 Cs” sono riportate in Inglese nel box che segue, ripreso in toto dalla Guida. [3]

Box – The four Cs of smart specialization (EC, Guide to RIS3, p. 17)

(Tough) Choices and Critical mass: limited number of priorities on the basis of own strengths and international specialisation – avoid duplication and fragmentation in the European Research Area – concentrate funding sources ensuring more effective budgetary management.
Competitive Advantage: mobilise talent by matching RTD + I capacities and business needs through an entrepreneurial discovery process.
Connectivity and Clusters: develop world class clusters and provide arenas for related variety/cross-sector links internally in the region and externally, which drive specialised technological diversification – match what you have with what the rest of the world has.
Collaborative Leadership: efficient innovation systems as a collective endeavour based on public-private partnership (quadruple helix) – experimental platform to give voice to un-usual suspects.

Alcune considerazioni sulle “4 Cs” delle RIS3

Gli elementi chiave delle RIS3, facendo riferimento solo alla Guida, sono in sostanza tutti indicati ne:
• i 5 “compiti” delle RIS3 (v. p. 8);
• i 4 principi fondamentali, riassunti nelle “4 Cs” (v. 17).

In sede di introduzione al concetto di RIS3, la Guida enuclea i 5 “compiti” distintivi delle RIS3:
• focalizzano il supporto politico e l’investimento sulle priorità, le competenze e i bisogni principali dei territori in cui vengono attivate;
• sono fondate sui punti di forza e sui potenziali vantaggi competitivi generati dall’eccellenza dei territori stessi;
• supportano l’innovazione tecnologica e quella basata sulle buone pratiche, avendo come scopo lo stimolo dell’investimento privato nel territorio;
• coinvolgono gli stakeholder nella formulazione della strategia di sviluppo strutturale (in primo luogo gli imprenditori), incoraggiando l’innovazione e la sperimentazione;
• sono basate sull’evidenza e includono sistemi di monitoraggio e valutazione efficienti.

Questi 5 “compiti” delle RIS3 ci aiutano a capire meglio i “principi” fondamentali (le “4 Cs”):
1. Choices/Critical mass implica che le RIS3 devono promuovere la concentrazione di risorse di conoscenza e di risorse finanziarie su alcune aree di specializzazione scientifico-tecnologica prioritarie; [4]
2. Competitive Advantage comporta che l’analisi degli ecosistemi innovativi a livello regionale non deve essere fatta solo sulla base di strumenti di indagini “on the desk” (quali l’analisi SWOT, la matrice delle interdipendenze settoriali, strumenti di analisi statistica bi- e multi-variata, l’analisi delle value chains e il “diamante di Porter”), ma anche tramite un autentico “processo di scoperta imprenditoriale” (Entrepreneurial Discovery Process – EDP). Tale processo, che si ispira ai principi della “open innovation”, pone al centro del percorso di analisi preliminare e di formulazione delle RIS3 giudizi e indicazioni dei principali operatori economici degli eco-sistemi innovativi, i quali, con le loro indicazioni, contribuiscono a definire i percorsi di specializzazione e di diversificazioni dei territori interessati. Un siffatto processo è volto in primo luogo ad ovviare a una delle principali criticità delle strategie innovative del passato, ossia il fatto di essere poco “business driven”;
3. Connectivity/clusters implica che le RIS3 tendono a promuovere l’aggregazione produttiva e imprenditoriale (clusters) sia all’interno delle regioni, sia all’esterno. Questo perché la Guida e altri contributi teorici, fra le principali carenze delle strategie innovative regionali seguite nel passato, hanno individuato la tendenza a trascurare l’importanza della dimensione trans-regionale e nazionale/internazionale (v. p 11). Le strategie regionali per l’innovazione, in effetti, trascurano, generalmente, questo aspetto e tendono a replicare le “buone pratiche” senza tenere conto delle specificità locali; [5]
4. Collaborative research suggerisce, in stretta coerenza con il principio “Competitive Advantage” e con il paradigma “open innovation”, che le RIS3 devono valorizzare le conoscenze – codificate e tacite – di molteplici operatori, inclusi i cittadini-utenti, come postulato dall’approccio della “quadrupla elica” all’innovazione (secondo questo approccio, i produttori di conoscenza in grado di contribuire in modo rilevante a migliorare i processi innovativi non sono solamente Università/Centri di ricerca, policy makers e imprese, ma anche gli stessi cittadini-utenti).

In estrema sintesi, come ha spiegato magistralmente il professor Iacobucci (2017, p.101) dell’Università Politecnica delle Marche, «il concetto di S3 è basato su due idee fondamentali: a) che una regione dovrebbe concentrare gli investimenti per la ricerca e l’innovazione in pochi domini tecnologici, nei quali essi possono avere un impatto significativo (specialization); b) che tali domini devono essere scelti in quanto integrano o rafforzano le capacità di ricerca e innovazione già presenti nella regione (smart)».

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Immagine ex Pixabay

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[1] Cfr. Landes D.S., Prometeo liberato, Einaudi, 1978, 3
[2] Cfr. European Commission; Guide to Research and Innovation Strategies for Smart Specialisations (RIS3), May 2012. Il primo firmatario della Guida è il professor Dominique Foray.
[3] Nella Guida (v. p. 8) il paradigma è introdotto in questi termini: «In the context of Europe 2020, smart specialisation emerges therefore as a key element for place-based innovation policies, and can be defined as presented [..] below. [..] National/regional research and innovation strategies for smart specialisation (RIS3) are integrated, place-based economic transformation agendas».
In estrema sintesi, la Guida indica che: (i) le RIS sono fondamentali per definire delle strategie innovative place-based; (ii) gli elementi chiave (“leading elements”) sono i “principi” riassunti nelle “4 Cs”.
[4] I contributi di ricerca (molti dei quali patrocinati dalla Commissione Europea e resi direttamente disponibili sul suo portale di knowledge-sharing S3 Platform) hanno chiarito meglio che le RIS3 non sono focalizzate sui settori produttivi (come è sempre accaduto con le politiche industriali tradizionali), ma sui domini di specializzazione scientifico-tecnologica (anche a livello regionale). Su questo aspetto e sulle carenze delle RIS3 delle regioni italiane dovute alla confusione che è stata sovente fatta fra domini di specializzazione e settori produttivi si vedano:
Iacobucci D. (2014), Designing and Implementing a Smart Specialisation Strategy at Regional Level: Some Open Questions. Scienze Regionali, Italian Journal of Regional Science, 13, 1: 107-126.
Iacobucci D. (2017), La Smart Specialisation Strategy nelle regioni italiane, in: Cappellin R. et al. (2017), Investimenti, innovazione e nuove strategie di impresa. Quale ruolo per la nuova politica industriale e regionale, ebook EGEA, pp. 101-114.
Iacobucci D., Guzzini E. (2016), Relatedness and Connectivity in Technological Domains: The “Missing Links” in S3 Design and Implementation. European Planning Studies, 24, 8: 1511-1526.
[5] Le RIS3, ovviamente, devono tenere conto di tre ulteriori aspetti su cui vi è ampia concordanza di vedute nell’ambito della comunità di esperti di sviluppo regionali:
• i processi economici sono caratterizzati da “path-dependency”, per cui tutte le regioni devono implementare, tramite le RIS3, adeguate strategie di diversificazione, ma queste devono comunque muovere dai punti di forza consolidati degli ecosistemi innovativi locali;
• i processi di genesi, sviluppo e diffusione delle innovazioni sono contestualizzati (place-based) e, quindi, dotazioni materiali e immateriali, morfologia del tessuto produttivo e sistemi di governance locale incidono in maniera decisiva su diffusione dell’innovazione e conseguenti ricadute sulla competitività relativa dei sistemi produttivi locali;
• i processi di diffusione delle conoscenze scientifico-tecnologiche sono tanto più rapidi ed efficaci quanto più coinvolgono operatori attivi nell’ambito degli stessi domini tecnologici (concetto, che non si può spiegare in questo post, ma cruciale nell’ambito delle RIS3, di “relatedness” fra ambiti scientifico tecnologici e/o fra settori produttivi).

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