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La “bussola per il digitale 2030” dell’UE, il PNRR e i Programmi FESR 2021-2027

«Perché Gesù Cristo?
Booh.
Perché i Pink Floyd?
Booh.
Perché Gandhi?
Booh.
Perché Fellini?
Booh.»
Christian – Serie televisiva Sky Studios – Lucky Red
(VI episodio della serie trasmessa su Sky Atlantic;
Gennaio-Febbraio 2022)

Nei post degli ultimi tre mesi – quasi tutti dedicati alla formulazione dei nuovi Programmi Regionali FESR 2021-2027, segnatamente a quella dell’Obiettivo di Policy 1 (OP 1) denominato “Un’Europa più intelligente” – ho ricordato a più riprese l’importanza di verificare con cura, in sede di perfezionamento dei PR FESR, che vi sia un’elevata coerenza fra:
• gli interventi riportati nelle Strategie di Specializzazione Intelligente (RIS3) finalizzate a sostenere gli ecosistemi innovativi regionali; [1]
• gli interventi di policy inseriti nell’OP 1; e
• quelli del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) volti a sostenere ricerca, innovazione e competitività dell’impresa. [2]

In questo post mi pare opportuno rimarcare come si dovrebbe verificare parimenti con cura la coerenza fra interventi a sostegno della digitalizzazione inclusi nei PR FESR – l’Obiettivo Specifico (OS) 1.2 Digitalizzazione dell’economia e della società e l’Obiettivo Specifico (OS) 1.5 Connettività digitale – e quelli di portata nazionale inclusi nel PNRR (sempre avendo ben presente le direttrici stabilite a livello comunitario).
In merito ricordo, come anticipato nei post del 30 Gennaio e del 10 Febbraio, che si dovrebbero prendere come termini di riferimento i “punti cardinali” della “bussola per il digitale 2030” dell’UE (si veda la Figura 1, ampiamente informata alla Comunicazione della Commissione “Bussola per il digitale 2030: il modello europeo per il decennio digitale” – COM(2021) 118 del 9.03.2021 ed anche allo schema riportato sul portale dell’agenda digitale europeo).

Fig. 1 – La “bussola per il digitale 2030” della Commissione von der Leyen

Anche se la condizione abilitante di riferimento per gli OS 1.2 e 1.5 continua ad essere l’esistenza di un Piano (regionale o nazionale) per la Banda Larga, la questione della connettività digitale nella “bussola per il digitale 2030” diviene opportunamente una questione multi-dimensionale, che va oltre la posa di fibre ultra-veloci e che abbraccia, inter alia, le questioni sempre più rilevanti della capacità di elaborazione di enormi quantità di dati; la sicurezza delle connessioni telematiche ed anche quella di proteggere meglio certe industrie strategiche, fondamentali per avere smartphone e computer sempre più performanti e per lo sviluppo di automobili a guida autonoma. [3]

Nella Figura che segue ho provato a delineare con uno schema una sorta di analisi di coerenza fra punti cardinali della “bussola per il digitale 2030”, ambiti di intervento e Investimenti di alcune Componenti del PNRR e i due OS dei PR FESR che sosterranno digitalizzazione delle regioni nei prossimi anni (sia a livello di infrastrutturazione digitale, sia a livello di servizi e processi produttivi).

Figura 2 – Schema per la verifica della coerenza fra punti cardinali dell’agenda digitale per il 2030 dell’UE, Componenti del PNRR e interventi a sostegno della digitalizzazione dei PR FESR 2021-2027

Come si può osservare nella Figura 2, quantunque la questione della digitalizzazione dell’economia e della società sia da considerare una tematica trasversale in tutte le scelte di policy, sono le tre Componenti della Missione 1 Digitalizzazione, Innovazione, Competitività e Cultura quelle da prendere in considerazione.
La più significativa di tutte è la Componente M1C1 Digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella PA, segnatamente l’Ambito di intervento 1 di questa Componente. Esso annovera sette Investimenti che concorrono tutti a rendere più efficiente la PA ed a migliorare anche le possibilità di accesso dei cittadini ai servizi pubblici digitali (ampliando e rendendo ancora più friendly la disponibilità di tali servizi, ma anche intervenendo sulle competenze digitali in senso lato dei cittadini). Con riferimento alla digitalizzazione dei servizi pubblici mi è sembrato opportuno inserire – anche se riconosco sia un po’ una forzatura – anche l’Investimento 1.1. Strategie digitali e piattaforme per il patrimonio culturale dell’Ambito di intervento Patrimonio culturale per la prossima generazione della Componente M1C3 Turismo e cultura, dal momento che questo Investimento prevede sub-investimenti destinati alla digitalizzazione del patrimonio culturale e anche interventi di “formazione digitale” per gli operatori del settore. [4]

Immagine ex Pixabay

Immagine ex Pixabay

Con riferimento al punto cardinale “trasformazione digitale delle imprese” dell’agenda digitale dell’UE per 2030, nell’ambito del PNRR si deve considerare in primo luogo l’Investimento 1 Transizione 4.0 della Componente M1C2 Digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo, Investimento che verrà attuato dal Ministero dello Sviluppo Economico (MISE) tramite Credito di imposta.
Per quanto concerne il punto cardinale “infrastrutture digitali sostenibili, performanti e sicure” questo sarà realizzato in primo luogo con l’Iniziativa Italia Digitale 2026 di cui è titolare il Ministro per l’Innovazione e la Transizione Digitale della Presidenza del Consiglio dei Ministri (PCM – MITD). Si fa riferimento all’Investimento 3 Reti Ultra Veloci (BUL e rete a 5G) della Componente M1C2.
Italia Digitale 2026 sarà realizzata tramite 5 Piani che vengono illustrati in termini molto sintetici nella Figura 3. E’ evidente come il Piano più significativo sia Italia a 1 Giga, la cui finalità è quella di portare la connettività a 1 Gbps a circa 8,5 milioni di famiglie, imprese ed enti nelle aree grigie e nere NGA a fallimento di mercato (connettività a 1 Gbit/s in download e 200 Mbit/s in upload nelle aree a fallimento di mercato grigie e nere NGA). [5] E’ anche importante l’Investimento 2 Innovazioni e tecnologia della microelettronica che, come si legge a pag. 106 del PNRR, eroga “contributi per sostenere gli investimenti in opere civili, impianti e attrezzature avanzate che consentano la produzione in volume di materiali e componenti innovativi nel campo della microelettronica”.

Figura 3 – Piani dell’Iniziativa Italia digitale 2026 (Investimento 3 della Componente M1C2 del PNRR)

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[1] La formulazione delle RIS3 (Research and Innovation Smart Specialisation Strategies) è una delle due condizioni abilitanti per l’OP 1. L’altra è l’esistenza di un Piano – nazionale o regionale – per la Banda Ultra Larga (BUL).
[2] Le due Componenti principali del PNRR – articolato in Missioni, Componenti, Investimenti e Riforme – a sostegno di ecosistema innovativo nazionale e competitività delle imprese sono:
M1C2 Digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo, che si articola in sei investimenti;
M4C2 Dalla ricerca all’impresa, che prevede tre blocchi strategici di intervento e undici investimenti.
Nell’ambito della Componente M4C2 “Dalla ricerca all’impresa” del PNRR, infatti, sono previsti undici Investimenti, funzionali al raggiungimento di tre grandi obiettivi di policy:
• migliorare la base scientifica;
• rafforzare i legami fra le imprese e la scienza;
• potenziare l’orientamento all’innovazione delle imprese (con particolare attenzione a start-up e PMI innovative).
A ciascuna delle due Componenti M1C2 e M4C2, peraltro, è associata una rilevante riforma di sistema (si veda la Figura che segue).

Figura 4 – Componenti del PNRR a sostegno di ricerca, innovazione e competitività delle PMI

[3] In merito si veda il post del 10 Febbraio sull’importanza dell’Iniziativa “legge europea sui semiconduttori” presentata martedì 8 Febbraio dalla Commissione. Si tratta di un’Iniziativa volta a tamponare uno dei principali talloni di Achille del sistema industriale del vecchio continente, ossia la forte dipendenza da altre aree geopolitiche per la produzione di semiconduttori che, come è ben noto anche all’uomo della strada, sono ormai fondamentali per la digitalizzazione dell’economia e della società (questa produzione è fortemente concentrata in Asia, quantunque sia caratterizzata da catene di forniture e sub-forniture che sono veramente di rango mondiale).

Nella Comunicazione “bussola per il digitale 2030” si rimarca che «se la connettività è una condizione preliminare per la trasformazione digitale, i microprocessori sono l’elemento da cui iniziano quasi tutte le catene del valore strategiche più importanti, quali i veicoli connessi, i telefoni, l’Internet delle cose, i computer ad alte prestazioni, i sistemi di edge computing e l’intelligenza artificiale» (v. p. 7).
I chip a semiconduttori sono input produttivi fondamentali nel settore automobilistico (in particolare per lo sviluppo della guida autonoma), per le infrastrutture digitali, per i sistemi cloud e di elaborazione di una mole consistente di dati, per la produzione di computer e smartphone e, sempre di più, anche per i dispositivi tecnologici usati nel comparto sanitario. I chip e le c.d. “terre rare” – in primo luogo il litio e il cobalto – sono ormai il petrolio dell’Industria 4.0.

[4] L’Investimento 1.1. Strategie digitali e piattaforme per il patrimonio culturale si articola in 11 sub-investimenti:
• Piano nazionale di digitalizzazione per i beni culturali.
• Sistema di certificazione dell’identità digitale per i beni culturali.
• Servizi di infrastruttura cloud.
• Infrastruttura digitale per il patrimonio culturale.
• Digitalizzazione.
• Formazione e miglioramento delle competenze digitali.
• Supporto operativo.
• Polo di conservazione digitale.
• Portale dei procedimenti e dei servizi ai cittadini.
• Piattaforma di accesso integrata della Digital Library.
• Piattaforma di co-creazione e crowdsourcing.
• Piattaforma di servizi digitali per sviluppatori e imprese culturali.

[5] Sull’Iniziativa Italia digitale 2026 si vedano:
• il portale del PNRR “Italia Domani”;
• il portale del Ministro per l’Innovazione e la Trasformazione Digitale (MITD);
• il portale padigitale2026.gov.it.

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