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La valutazione delle politiche pubbliche: appunti sul Focus Group

1. Le tecniche di rilevazione di informazioni utili alla valutazione che richiedono un confronto dei ricercatori con soggetti in possesso di tali informazioni, o con degli esperti, si possono suddividere, in generale, in due cluster:
• quelle che richiedono una interazione diretta con i soggetti in possesso di informazioni e/o conoscenze idiosincratiche rilevanti per migliorare le ricerche socio-economiche o le valutazioni (interviste dirette);
• quelle che tendono a valorizzare il contributo di “gruppi di discussione” (gruppi di dimensione variabile, ma contenuta).

2. Fra le principali tecniche intese a valorizzare il contributo conoscitivo di gruppi (e non di singoli individui intervistati direttamente) si possono collocare, in ordine di difficoltà crescente, le seguenti tre:
brainstorming (“tempesta di idee”);
Focus Group;
Metodo Delphi (si applica, in genere, ad indagini previsionali). [1]

3. In questo post vorrei illustrare in termini didascalici alcune caratteristiche distintive del Focus Group (FG), una tecnica di indagine la cui paternità è attribuita a due sociologi statunitensi – K. Levin e Robert K. Merton – che l’avevano introdotta già negli anni Quaranta del secolo scorso. Semplificando molto, si può dire che questa tecnica fino agli anni Ottanta è stata usata nel marketing (per migliorare la validità delle indagini di mercato); successivamente è stata estesa ad altri ambiti di ricerca sociale.
E’ certamente molto utile anche per migliorare le valutazioni dei progetti di sviluppo socio-economico e dei Programmi complessi di politica economica, specialmente se il Focus Group è utilizzato per incrementare la capacità di interpretazione dei risultati di analisi quantitative.

4. Robert K. Merton la introdusse come “focused interview”, ma poi, nel corso del tempo, si è affermata la denominazione Focus Group, sia per distinguerla meglio dalle interviste dirette, sia per definire meglio le caratteristiche distintive di questa tecnica. [2]

5. Le due caratteristiche realmente distintive del Focus Group sono riassunte nel nome:
• esso è focalizzato su un argomento preciso, ben circoscritto (“focus”);
• esso è inteso a valorizzare l’interazione e il confronto aperto di più soggetti (“group”).
In questa luce, una delle definizioni migliori che si rintraccia nella letteratura è quella proposta da Jenny Kitzinger (1995): «è una forma di intervista di gruppo che si basa sulla comunicazione fra partecipanti alla ricerca per generare dati». [3]
Va aggiunto, a titolo di completezza, che comunque il gruppo deve essere ragionevolmente ristretto. Per un Focus Group in presenza si suggerisce sempre di non coinvolgere più di 8 o 10 partecipanti.

6. Con riferimento a ciascuna di queste due caratteristiche distintive vi sono tre elementi specifici da considerare per impostare correttamente un Focus Group (si veda la figura 1).

Figura 1 – Gli elementi fondamentali per definire il Focus Group

Gli elementi specifici inerenti all’argomento trattato condizionano ampiamente la fase precedente alla data del Focus Group in presenza. Aspetti tecnici dell’argomento trattato e finalità conoscitive del Focus Group condizionano moltissimo sia la scelta dei partecipanti (i quali devono in primo luogo conoscere bene, per vari motivi, l’argomento trattato), sia l’impostazione dei documenti preparatori.
Al Focus Group in presenza, infatti, è sempre bene far precedere l’invio a tutti i partecipanti o di una breve nota che illustra sinteticamente l’argomento e le finalità conoscitive specifiche del lavoro di gruppo in presenza, oppure una traccia di discussione che verrà seguita nel corso del confronto aperto.
Gli elementi specifici inerenti all’interazione “fra pari” nel corso del Focus Group in presenza condizionano sia la gestione dello stesso, sia i contenuti della reportistica che viene elaborata al termine di questa particolare tecnica di rilevazione.

7. Per spiegare meglio l’ultima questione proposta, preme rimarcare ulteriormente che si tratta di una tecnica che si focalizza moltissimo sull’interazione fra partecipanti. Pertanto, sia nel corso del lavoro di gruppo, sia nella reportistica non vanno solo rilevati i pareri espressi dai partecipanti, ma anche come essi siano andati maturando nel corso del dibattito che ha caratterizzato il Focus Group.
Questo significa che nella reportistica elaborata dopo il Focus Group in presenza vanno riportati:
• pareri tecnici e suggerimenti espressi dai partecipanti;
• in che misura questi pareri tecnici e suggerimenti si sono modificati, per ciascun partecipante, nel corso dello scambio di idee “fra pari”;
• gli atteggiamenti dei vari partecipanti rilevabili tramite l’osservazione del “linguaggio del corpo” (i partecipanti hanno assunto una postura che denota interesse per il dibattito? Oppure, si manifestava un disinteresse latente? O anche, a fronte di opinioni espresse da altri astanti, hanno manifestato il dissesto con chiari segni del corpo?);
• le interazioni dirette o di gruppo che si sono registrate per ciascun partecipante (nel report finale, infatti, in molti casi viene riportata anche una “matrice delle aderenze” che registra, appunto, le interazioni di ciascun partecipante). [4]

8. Alla luce dell’importanza dell’interazione fra i partecipanti, in sede di organizzazione dei Focus Group vi sono tre aspetti operativi molto rilevanti da esaminare:
• i partecipanti come vanno scelti? Dato per scontato che debbono conoscere molto bene l’argomento, bisogna interrogarsi su due questioni: (i) i partecipanti debbono essere omogenei – in base alle caratteristiche socio-demografiche – o no?; (ii) i partecipanti debbono conoscersi o no?
• Quanti ricercatori coinvolgere e con quali funzioni?
• Come si deve comportare il ricercatore che nel corso della discussione di gruppo in presenza guiderà la stessa?

9. In relazione alla prima questione sollevata al punto 8, il mio umile parere è che l’elemento davvero importante è che i partecipanti, per vari motivi, conoscano bene l’argomento e/o siano in grado di fornire delle informazioni “first hand” non note ai ricercatori. In questa luce non rileva tanto il loro background socio-demografico, quanto il motivo per cui possono fornire un valore aggiunto al dibattito e al bagaglio di conoscenze dei ricercatori.
Per essere concreti, se si sta effettuando la valutazione dell’efficacia degli incentivi alle imprese implementati nell’ambito di un Programma Regionale FESR, a mio parere sarebbe desiderabile includere all’interno del gruppo:
• Dirigenti o funzionari – o anche dei tecnici della finanziaria regionale, se è questa a gestire gli incentivi – impegnati nell’attuazione dei regimi di aiuto;
• alcuni imprenditori che hanno ricevuto gli aiuti (oppure, al limite, dei dirigenti di alcune organizzazioni di categoria);
• accademici o altri ricercatori particolarmente esperti di aiuti di Stato e/o di valutazione dell’efficacia dei regimi di aiuto.

10. Con riferimento al numero e al ruolo dei ricercatori da coinvolgere nel Focus Group, a mio avviso sarebbe desiderabile coinvolgerne almeno tre con funzioni diverse:
• un esperto che, avendo una conoscenza di rilievo dell’argomento, sarà il principale artefice della traccia di indagine da inviare prima ai partecipanti e da seguire nel corso del Focus Group in presenza e sarà colui che guiderà la discussione (viene indicato, in gergo, come “conduttore”);
• un moderatore che, avendo una esperienza di rilievo in materia di gestione di gruppi di discussione aperti, supporterà il “conduttore” nel caso emergano dei conflitti, oppure interverrà nel caso in cui si accorgerà che o il “conduttore” o i partecipanti fatichino a seguire la traccia di indagine preparata prima (divaghino rispetto alla “scaletta” dei lavori);
• un osservatore che si limita a prendere nota del dibattito, delle forme di comunicazione non verbali osservate fra i partecipanti e delle dinamiche di interazione (positive e negative).

11. Per quel che concerne la forma di conduzione, il mio parere è che l’esperto principale del gruppo di lavoro – che agirà da “conduttore” – avrà già dato una impronta rilevante all’intero dibattito stilando la traccia di indagine da seguire. Quindi, nel corso del Focus Group in presenza è ampiamente opportuno che tenga un atteggiamento assolutamente di ascolto e neutrale (nel corso del Focus Group è importante lasciare spazio a interazioni e pareri dei partecipanti).

12. In chiusura, preme evidenziare che si possono individuare tre documenti principali che dovranno essere conservati nel “faldone del Focus Group”:
• una nota tecnica di presentazione dell’argomento o, ancora meglio, una traccia di indagine (traccia di discussione) da seguire nel corso del Focus Group in presenza (da elaborare prima);
• un verbale quasi stenografico – di cui si dovrà far carico in primo luogo l’osservatore – di quanto accaduto nel corso del Focus Group, delle interazioni fra gli astanti e delle opinioni espresse;
• una sintesi tecnica, elaborata da tutti i ricercatori, in cui si tirano le fila sugli elementi conoscitivi più rilevanti acquisiti nel corso della discussione di gruppo in presenza (nel caso in cui il Focus Group sia stato concordato con un committente nell’ambito di un formale mandato valutativo che si chiuda con la consegna di un Rapporto finale, questa sintesi tecnica poi diventerà una sezione specifica del Rapporto finale). [5]

*****

[1] Nella letteratura, generalmente, vengono richiamate due altre indagini “di gruppo” che, personalmente, non conosco:
interviste di gruppo;
Nominal Technique Groups.
[2] Merton, R.K. (1987), The Focused Interview and Focus Groups: Continuities and discontinuities, in Public Opinion Quarterly, No. 51, pp. 550-556
Merton, R.K., Fiske, M. e Kendall, P., (1992), The Focused Interview: A Manual of Problems and Procedures, New York, Free Press
[3] Kitzinger, J. (1995), Qualitative Research: Introducing Focus Groups, in British Medical Journal, No. 311; pp. 299-302
[4] Nella “matrice delle aderenze” si dovrebbero sintetizzare per ogni partecipante:
• se sono intervenuti per approfondire opinioni appena espresse da altri;
• se, al termine del loro intervento, esprimono un invito esplicito ad intervenire ad altri partecipanti per chiedere un riscontro immediato;
• se hanno palesemente sposato delle prese di posizione di altri partecipanti.
[5] Questo contributo è un “work in progress” elaborato nell’ambito del progetto di ricerca del Centro Studi Funds for Reforms Lab “Theory of Change e valutazione di impatto di progetti e programmi complessi”.

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