Finanziare le riforme della PA con i Fondi Strutturali? Si può fare

‘In every wise struggle for human betterment
one of the main object,
often the only object,
has been to achieve equality of opportunity’
Theodore ROOSEVELT, Politico statunitense
(vincitore del Premio Nobel per la Pace nel 1906)

Riforme della PA e possibili nuove opportunità di finanziamento per gli Enti Locali

La manifestazione annuale ForumPA 2016 (si è tenuta a Roma, dal 24 al 26 maggio), sempre molto attenta alle dinamiche di riforma e alla digitalizzazione della Pubblica Amministrazione (PA), stimola qualche riflessione ulteriore sulle riforme della PA italiana, sull’annosa questione del contenimento e della razionalizzazione della spesa e, non ultimo, sulla esigenza per gli Enti Locali di ricercare ulteriori canali di finanziamento delle politiche pubbliche, tema già affrontato nel post “I fondi europei 2014-2020: opportunità e responsabilità per gli Enti Locali” del 20 luglio 2015 e in alcuni post pubblicati nel mese di marzo.

In merito rimarco di nuovo – come già fatto nel post “La ricerca di nuovi modelli di finanziamento della Pubblica Amministrazione: un passo obbligato se si vuole davvero cambiarla del 15 marzo scorso – che se da un lato le riforme della PA possono portare, nel medio termine, a una maggiore efficienza e a un auspicabile contenimento dei costi, dall’altro comportano, a breve, delle maggiori spese.
In questo post aggiungo anche, tuttavia, che in Italia la nuova programmazione dei Fondi Strutturali e di Investimento Europeo (Fondi SIE) è fortemente indirizzata, inter alia, proprio all’obiettivo di migliorare il rapporto fra PA e cittadini e di aumentare l’efficienza dei servizi pubblici.
Lo schema che segue ha proprio la funzione di evidenziare come sia la “riforma Del Rio” dell’ordinamento istituzionale del Paese (L. 56/2014), sia la “riforma Madia” della Pubblica Amministrazione (L. 124/2015) possano costituire delle opportunità per gli Enti Locali (EE.LL.) anche in termini di finanza pubblica aggiuntiva (europea e nazionale) che possono intercettare per migliorare la loro efficienza e anche la qualità dei servizi erogati ai cittadini. [1]

Riforme_Fondi_post 10.06.2016

La “riforma del Rio” e il PON “Governance e Capacità istituzionale”

La “riforma Del Rio” imprime una forte accelerazione ai processi di riforma dell’ordinamento istituzionale, prevedendo fra le altre cose:
• leggi di riordino regionali (sin qui solo Lazio e Molise non hanno provveduto ad emanarle),
• l’istituzione delle Città metropolitane (le 14 richiamate in fondo a questo articolo, a cui corrispondono ben 1.357 Comuni, che raccolgono quasi 22 milioni di abitanti). Il relativo Statuto è stato approvato da 9 delle 14 Città metropolitane (mancano Venezia e le 4 Città metropolitane delle regioni a statuto speciale);
• l’adozione da parte di queste di Piani Strategici (fin qui solo Firenze, Bologna e Torino si sono dotate di questo strumento). [2]

La “riforma Del Rio”, pertanto, potrà essere attuata soprattutto grazie a:
PON “Città Metropolitane”,
PON “Governance e Capacità istituzionale”,
• il Programma complementare di azione e coesione per la governance dei sistemi di gestione e controllo 2014-2020 (approvato con Delibera CIPE n. 114/2015 del 23 dicembre 2015, che è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 70 del 24 marzo 2016). [3]

Il PON Governance, adottato il 23 febbraio 2015, interessa tutte le regioni italiane. [4]
L’obiettivo generale del PON Governance è “rendere la Pubblica Amministrazione più efficiente, efficace, intelligente e vicina ai cittadini”.
La dotazione finanziaria complessiva del PON ammonta a 827.699.966 Euro, che si concentra per il 49,84% sull’Asse 1 (FSE). Per oltre l’80% le risorse sono destinate alle regioni “meno sviluppate”.

Il PON Governance – attuativo degli Obiettivi Tematici 2 (agenda digitale) e 11 (capacity building) dei Fondi SIE e dell’Accordo di Partenariato – si articola secondo il seguente “quadro logico”:
due pilastri (modernizzazione del sistema amministrativo nazionale; sviluppare la capacità di governance multi-livello dei programmi di investimento pubblico);
tre Assi operativi, con a latere l’Asse di Assistenza tecnica (FSE);
quattro priorità di investimento; [5]
undici obiettivi specifici,
ventuno azioni.

Lo schema che segue riporta la struttura in Pilastri, Assi operativi e obiettivi specifici del PON Governance.

Assi_OS_PON Governance_ finalePer sommi capi, si può dire che gli Assi operativi 1 e 2 del PON sono maggiormente funzionali all’attuazione della “riforma Madia” che è orientata in primo luogo alla semplificazione amministrativa e all’efficientamento della PA, mentre l’Asse 3 è più funzionale all’attuazione della “riforma Del Rio” e al miglioramento della gestione delle politiche strutturali di sviluppo, rendendo più razionale il dialogo inter-istituzionale fra i vari livelli di governo che presidiano le politiche pubbliche e i rapporti fra Governo centrale ed Enti Locali e apparati decentrati della PA. [6]

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[1] Alcune opportunità specifiche per gli EE.LL. sono riconducibili alla priorità assegnata nella programmazione 2014-2020 al tema “agenda urbana” e al Programma Operativo Nazionale Città Metropolitane 2014-2020 (come già discusso nel post “Agenda urbana europea: l’attuazione in Italia e l’assenza nel dibattito del tema del legame fra città e aree ruralidel 5 giugno scorso).
[2] Questi dati sono tratti dall’indagine di Ernst&Young – “Italia smart. Rapporto Smart City Index 2016” – datata marzo 2016.

[3] Il Programma complementare di azione e coesione per la governance dei sistemi di gestione e controllo 2014-2020 è volto a rafforzare il controllo centrale dei processi di attuazione delle politiche di investimento pubblico, sostenendo il potenziamento della capacità tecnica ed operativa delle Amministrazioni responsabili della gestione, del monitoraggio e dell’audit dei programmi di investimento pubblico finanziati con finanza pubblica nazionale ed europea.

[4] L’Autorità di Gestione del PON è l’Agenzia per la Coesione Territoriale, ma hanno delle responsabilità attuative rilevanti anche i seguenti Organismi Intermedi:
– Presidenza del Consiglio – Dipartimento della Funzione Pubblica,
– Ministero della Giustizia.
[5] Le priorità di investimento sono:
11.i – Investire nella capacità istituzionale e nell’efficienza delle pubbliche amministrazioni e dei servizi pubblici a livello nazionale, regionale e locale nell’ottica delle riforme, di una migliore regolamentazione e di una buona governance.
2.b – Sviluppare i prodotti e i servizi delle TIC, il commercio elettronico e la domanda di TIC.
2.c – Rafforzare le applicazioni delle TIC per l’e-government, l’e-learning, l’e-inclusione, l’e-culture e l’e-health.
11.a – Rafforzare la capacità istituzionale delle autorità pubbliche e delle parti interessate e un’amministrazione pubworkshopblica efficiente mediante azioni volte a rafforzare la capacità istituzionale e l’efficienza delle amministrazioni pubbliche e dei servizi pubblici relativi all’attuazione del FESR, affiancando le azioni svolte nell’ambito del FSE per rafforzare la capacità istituzionale e l’efficienza della pubblica amministrazione.

[6] Su questi aspetti avrò il piacere di tenere una docenza di due giorni presso il CEIDA di Roma il 20 e 21 giugno. Per maggiori informazioni si veda il programma didattico del Corso “La programmazione dei fondi europei nel Lazio: le opportunità per gli Enti Locali”.

 

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