La mappatura dei fondi europei per l’inclusione lavorativa e sociale

«La mano che riceve sta sempre sotto a quella che dà»
Proverbio africano

Quando si parla di finanziamenti dell’UE per l’inclusione lavorativa e sociale viene subito alla mente il Fondo Sociale Europeo (FSE).
Il FSE è il Giano bifronte della “politica di coesione”. Già istituito dal Trattato di Roma sulla Comunità Economica Europea (CEE), costituisce parimenti il principale strumento di finanziamento della Strategia Europea per l’Occupazione (SEO), lanciata dall’UE nel 1997.
Il FSE cofinanzia interventi di sostegno all’educazione e alla qualificazione professionale e all’occupabilità degli individui, interventi di sostegno della mobilità geografica e professionale dei lavoratori e anche azioni di inclusione sociale e azioni di rafforzamento dei sistemi di gestione delle politiche del lavoro, come disposto dall’art. 162 del Trattato sul Funzionamento dell’UE (TFUE).

Le risorse allocate per il FSE vengono spese attraverso i Programmi Operativi Regionali (POR) e diversi Programmi Operativi Nazionali (PON). [1]
Recentemente, l’esperto Alfredo Amodeo ha presentato una dettagliata ricostruzione dell’allocazione delle risorse FESR e FSE sui temi della lotta alla povertà e dell’inclusione sociale sul suo blog sul portale InnovatoriPA. [2]

Anche in questo post, tuttavia, vorrei rimarcare che la utile e certosina analisi di Amodeo è comunque limitata. A mio modesto avviso, qualsiasi operatore coinvolto in progetti relativi all’occupabilità e a processi di inclusione di soggetti fragili dovrebbe andare oltre la conoscenza e l’utilizzo delle risorse del FSE, in quanto vi sono diversi strumenti di finanziamento dell’UE – sia quelli diretti, sia altri gestiti a livello nazionale/regionale – che possono essere valorizzati per implementare progetti di inclusione socio-lavorativa.
Una volta di più, pertanto, suggerisco di adottare un approccio strategico ai fondi dell’UE, che venga imperniato su due pilastri:
• la mappatura di tutti i fondi europei, secondo molteplici parametri,
• la formulazione di una matrice di finanziabilità delle organizzazioni (pubbliche e private) che vogliono accedere ai fondi. [3]

La figura che segue riporta una sorta di mappatura dei principali strumenti dell’UE che direttamente o indirettamente possono contribuire a sostenere percorsi lavorativi e di vita di persone fragili, suddivisi in quattro possibili aree di intervento, una delle quali corrisponde ad azioni trasversali (azioni di sistema e/o azioni che incidono in modo indiretto su problemi occupazionali e sociali), che possono essere finanziate da:
• l’Obiettivo Tematico (OT) 10 “Investimenti nelle competenze, nell’istruzione e nella formazione” del FSE, [4]
• l’Asse “Microfinance & Social Entrepreneurship” del Programma Employment and Social Innovation (EaSI), [5]
• il Fondo per l’Asilo, le Migrazioni e l’Integrazione (FAMI),
• il Programma Salute 2014-2020. [6]

Figura 1 – Aree di inclusione sociale e fondi europei

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Fra i Programmi attuati in Italia nell’ambito della “politica di coesione” 2014-2020, quelli maggiormente orientati a contrastare i fenomeni di marginalità sociale e di povertà sono:
• i POR FSE,
• il PON Città Metropolitane, grazie agli interventi degli Assi 3 (FSE) e 4 (FESR), come già spiegato nei post del 10 e del 20 ottobre scorso,
• il PON Inclusione sociale (sul quale rinvio a un nuovo post che verrà pubblicato il 10 novembre),
• i due PON volti a migliorare l’occupabilità dei giovani (PON Iniziativa Occupazione Giovani) e la gestione delle politiche attive del lavoro (PON SPAO – Sperimentazione Politiche Attive per l’Occupazione).

A titolo di completezza, si ricordano anche due Programmi in corso di attuazione in Italia dal sistema di gestione molto particolare, in quanto riguardano Fondi le cui azioni sono attuate in parte direttamente dalla Commissione e in parte dagli Stati Membri:
• il Programma Nazionale FAMI, gestito dal Ministero dell’Interno, [7]
• il Programma Nazionale FEAD, dove FEAD sta per Fund for the European Aid to the most Deprived (indicato in Italiano come “Fondo Europeo di Aiuti per gli indigenti”). [8]

*************

[1] Nella programmazione in corso sono attuati 11 PON. Quelli in cui interviene il FSE sono:

  • PON Per la scuola,
  • PON Città Metropolitane,
  • PON Inclusione sociale,
  • PON Iniziativa Occupazione Giovani,
  • PON Sperimentazione Politiche Attive per l’Occupazione (SPAO),
  • PON Legalità,
  • PON Governance e Capacità Istituzionale,
  • PON Ricerca e Innovazione.

[2] Amodeo A., I POR FSE e FESR per il contrasto alla povertà e l’inclusione sociale, 10 ottobre 2016.

[3] Sulla matrice di finanziabilità delle organizzazioni si veda la Nota 4/2016 “Approccio strategico ai fondi europei. Il percorso analitico per la formulazione della matrice di finanziabilità delle organizzazioni, liberamente scaricabile dalla Sezione OpenLibrary di questo sito.

[4] Gli altri OT di diretta applicazione del FSE sono:
• OT 8 – Sostenere l’occupazione e la mobilità dei lavoratori,
• OT 9 – Favorire l’inclusione sociale e contrastare la povertà,
• OT 11 – Rafforzare la capacità istituzionale e amministrativa.

Per una più ampia presentazione dell’attuazione del FSE si rinvia al pregevole documento di Italialavoro La programmazione regionale del Fondo Sociale Europeo per il periodo 2014-2020” (Roma, ottobre 2015).

[5] Il Programma EaSI è il principale strumento dell’UE volto a sostenere l’innovazione sociale.
EaSI, come previsto dal Reg. (UE) N. 1296/2013, amplia e approfondisce il campo di intervento di tre strumenti già operativi nella precedente programmazione, ossia:
• PROGRESS, acronimo derivante dal nome inglese del Programme for Employment and Social Solidarity, nome che indica chiaramente la sua finalizzazione su problemi occupazionali e di inclusione sociale nell’UE,
EURES (la rete dei servizi per l’impiego europei), che favorisce la ricerca di occupazione e la mobilità professionale in tutta Europa,
• lo strumento europeo di microfinanza lanciato nel 2010.

La figura che segue evidenzia come EaSI – in particolare l’Asse PROGRESS – affonda le radici nella Iniziativa Faro “Unione dell’Innovazione” della strategia “Europe 2020”, così come Horizon 2020, e nella Iniziativa Faro “Piattaforma contro la povertà”. PROGRESS ha un forte legame diretto con gli altri strumenti finanziari gestiti dalla DG Occupazione, Affari sociali e Inclusione.

Figura 2 – Sinergie dell’Asse PROGRESS di EaSI con altri fondi europei

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L’Asse “Microfinance & Social Entrepreneurship” è volto a migliorare l’accesso al credito per soggetti che vogliono sviluppare microimprese e non hanno i requisiti di merito per accedervi (vengono classificati fra i “non bancabili”) e per le imprese sociali.

[6] Il Programma Salute (Health 2014-2020) è il Programma dell’UE volto a migliorare l’accesso dei cittadini europei ai sistemi sanitari e a prevenire le malattie, anche favorendo l’adozione di stili di vita più salutari.
Il programma finanzia progetti di ricerca selezionati principalmente attraverso il meccanismo delle calls for proposals.
Due aspetti di un certo rilievo da tenere in considerazione sono: (i) i progetti di ricerca devono essere informati all’idea generale che tutela della salute, prevenzione di malattie invalidanti e degenerative e invecchiamento attivo non sono solo obiettivi di politica pubblica rilevanti in sé, ma sono anche funzionali a elevare la produttività e la competitività dei sistemi produttivi europei (l’idea generale è che un lavoratore in buona salute, ceteris paribus, è più produttivo); (ii) i progetti devono parimenti recare evidenza del loro contributo indiretto al contenimento della spesa pubblica sanitaria.

[7] Il Programma Nazionale (PN) FAMI è imperniato sui quattro Obiettivi Specifici (OS) previsti dal Reg. (UE) N. 516/2014 che disciplina FAMI:

  • OS 1 – Accoglienza/asilo,
  • OS2 – Integrazione,
  • OS 3 – Rimpatrio;
  • OS 4 – Solidarietà/cooperazione fra gli Stati Membri nella gestione dei flussi migratori.

[8] Sostanzialmente, tutti questi fondi dell’UE interessano direttamente le organizzazioni non profit e le “imprese a vocazione sociale”. Avrò, pertanto, il piacere di approfondire alcuni di questi temi nel corso del Corso “Modelli di funding degli enti non profit” dell’ente Eurosportello, che annovera fra i docenti anche la collega del Fundraising Virtual Hub Elena Zanella (Milano, 1 e 2 dicembre p.v.).
Il tema gestione dei flussi migratori coinvolge direttamente gli Enti Locali ed alcuni dei programmi richiamati in questo post li interessano direttamente. Segnalo anche, pertanto, il Corso “Riforme e nuovi modelli di finanziamento della Pubblica Amministrazione del CEIDA (Roma, 22 e 23 novembre 2016) in cui terremo delle docenze la collega Elena Zanella ed io.

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