Presupposti e obiettivi di una corretta mappatura dei fondi europei

La mappatura dei fondi europei consiste semplicemente in una serie di “riclassificazioni” funzionali dei vari strumenti di finanziamento dell’UE, riclassificazioni che consentono di capire meglio come questi abbiano tutti una ben definita relazione con gli orientamenti di policy dell’UE e, di riflesso, abbiano una puntuale collocazione nel complesso sistema di finanza pubblica dell’UE [1].

L’operazione, solo apparentemente semplice, richiede una notevole conoscenza del sistema istituzionale e legislativo dell’UE, del suo sistema di finanza pubblica e, non ultimo, delle varie politiche pubbliche che sono portate avanti dalla Commissione, organo di governo dell’UE (in base alla ripartizione di funzioni di policy fra UE e Stati Membri stabilite dal Trattato di Lisbona).

La mappatura dei fondi dell’UE, peraltro, è solo apparentemente una sorta di esercizio accademico. A parere di chi scrive, infatti, così come la riclassificazione del bilancio civilistico di un’azienda commerciale è conditio sine qua non per capirne a fondo stato di salute e prospettive di redditività futura, la “riclassificazione” dei vari finanziamenti dell’UE è essenziale sia per delineare un approccio strategico ai fondi dell’UE davvero efficace, sia per formulare proposte progettuali – sia in relazione ai Programmi “a gestione diretta”, indicati anche come Programmi “tematici”, sia in relazione ai Fondi Strutturali e di Investimento Europeo (Fondi SIE) – che possano corrispondere agli obiettivi di policy e ai criteri di selezione degli Enti finanziatori (Enti che possono andare dalle Direzioni Generali della Commissione agli Organismi Intermedi responsabili di parte degli interventi dei Programmi regionali).
Il sistema legislativo e di finanza pubblica dell’UE infatti, è talmente articolato che solo avendo ben chiaro il legame fra politiche generali dell’UE e vari strumenti di finanziamento, si possono formulare proposte progettuali vincenti.

La mappatura dei fondi europei dovrebbe, quindi, consentire di facilitare:
• una più chiara individuazione dei nessi fra obiettivi generali e politiche dell’UE e i vari strumenti di finanziamento;
• una migliore comprensione dei limiti di applicazione di ciascuno degli strumenti di finanziamento dell’UE, ma anche delle possibili sinergie fra i vari strumenti;
• una migliore comprensione della diversa natura dei fondi “a gestione diretta” e dei fondi “a gestione concorrente” (segnatamente i Fondi SIE, la cui gestione è delegata a Governi centrali e Regioni degli Stati Membri). Tale classificazione dei fondi dell’UE, infatti, non ha solo delle fondamenta giuridico-istituzionali nel sistema di governo multi-livello dell’UE, ma ha anche una ratio legata alla diversa finalizzazione dei fondi “diretti” e dei Fondi SIE. Avere ben chiara questa diversa finalizzazione è conditio sine qua non per formulare dei progetti pertinenti che abbiano buone possibilità di essere ammessi a beneficio;
• la formulazione di una efficace strategia di accesso ai fondi dell’UE che, fra le altre cose, includa un ben calibrato sistema di “lobbying” e delle efficaci procedure di raccolta e selezione delle informazioni rilevanti sugli avvisi pubblici di finanziamento (la cui pubblicazione, specialmente nel caso dei Programmi “a gestione diretta”, è facilmente prevedibile con congruo anticipo).

L’aspetto più importante da considerare è che la mappatura dei finanziamenti dell’UE è funzionale a:

  • delineare un autentico approccio strategico ai finanziamenti dell’UE. Senza un approccio strategico, che, sovente, risulta assente sia in grandi imprese private sia in molte organizzazioni senza scopo di lucro, si rischia solo di sprecare risorse invece che di raccoglierne di nuove [2].
    Un approccio strategico ai finanziamenti europei richiede anzitutto di approfondire la conoscenza dei vari strumenti di finanziamento e di effettuare una prima scrematura di questi in relazione a segmenti di clientela (per le imprese commerciali) o di utenza (per le organizzazioni non profit), settori di attività e risorse chiave e principali fattori di competitività relativa,
  • formulare la matrice di finanziabilità delle organizzazioni (matrice di finanziabilità più generale che viene generata nell’ambito dell’approccio strategico ai fondi europei e tiene conto anche di fattori inerenti la vita propria delle organizzazioni) e la matrice di finanziabilità dei progetti [3].

Quest’ultima è uno strumento più specifico che tiene maggiormente conto di obiettivi, durata, azioni chiave ed altri elementi costitutivi del progetto. La matrice di finanziabilità del progetto, inoltre, caso per caso, includerà fra gli elementi di finanziabilità anche elementi esogeni stabiliti dall’Ente finanziatore (massimali di finanziamento, tassi di cofinanziamento e altri ancora a seconda della tipologia di strumento di finanziamento).
Ma concretamente, come si può impostare la mappatura dei fondi europei? Allora… si inizia…
No, forse è meglio presentare le direttrici sulla mappatura dei fondi in un nuovo post. Si tornerà sull’argomento su questo blog il prossimo 30 giugno [4].

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[1] Il sistema di finanza pubblica dell’UE è molto complesso, ma preziose indicazioni si possono raccogliere sulle pagine html sul sito della Direzione Generale Budget della Commissione.
Altri portali molto utili per raccogliere informazioni su strumenti e procedure di finanziamento dell’UE sono il sito Appalti pubblici e Sovvenzioni e il sito Finanziamenti per la ricerca e l’innovazione accessibili direttamente dalla homepage della Commissione Europea.
[2] Queste considerazioni, con riguardo alle organizzazioni non profit, sono state già sviluppate sia nel post del 15 luglio 2014 su questo blog, sia in un breve intervento nell’ambito del libro della nota esperta di fundraising Elena Zanella – “Professione fundraising” – recentemente pubblicato dalla Franco Angeli.

[3] La matrice di finanziabilità, una volta delineato un progetto nella sua versione di massima, è un utile strumento per avviare una razionale prospezione delle possibili fonti di finanziamento.
Una definizione molto chiara è la seguente: ‹‹la matrice di finanziabilità è lo strumento che consente di programmare l’accesso alle diverse fonti agevolative, intersecando fabbisogni finanziari dell’impresa e costi eleggibili per ciascuna linea di finanziamento›› (si veda il contributo di Germana Di Falco in Dallocchio M., Salvi C., Finanza aziendale 2, EGEA, Milano, 2011, p. 102).
[4] Il tema verrà anche affrontato nel corso del workshop “MODELLI DI FUNDING DEGLI ENTI NON PROFIT: strategie di fundraising e accesso ai fondi europei organizzato dalla struttura di missione Eurosportello della Confesercenti. Il workshop si terrà a Milano il 29 e 30 giugno e interverrà, oltre allo scrivente, anche Elena Zanella, una delle massime esperte in Italia di fundraising. Per maggiori informazioni si rimanda alla presentazione disponibile sul portale di Eurosportello.

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